la Regione bonifica 150 metri cubi di scorie
Il Tevere torna a respirare, ma non senza polemiche. A Magliana, lungo via Asciano, sono in corso da settimane lavori di bonifica e messa in sicurezza delle sponde fluviali, teatro solo un anno fa di un vasto incendio alimentato da rifiuti tossici e sterpaglie.
Ora, tra il rumore delle pale meccaniche e l’odore acre della terra smossa, l’intervento della Regione Lazio prova a restituire dignità a un’area troppo a lungo abbandonata.
L’operazione è tutt’altro che leggera: già rimossi 150 metri cubi di rifiuti, distrutte le baracche abbandonate e liberati i terreni da arbusti e sterpaglie, su una superficie di cinque ettari e un tratto di argine lungo un chilometro e mezzo.
A sovrintendere l’intervento c’è l’assessore regionale al Demanio, Fabrizio Ghera, che rivendica: “La nostra priorità è la sicurezza idraulica del Tevere. Prevenire altri incendi come quello del 2024 è un dovere, non un’opzione”.
Ma non tutto scorre liscio come il fiume. Nei giorni scorsi il presidente dell’XI Municipio ha scritto direttamente al governatore Francesco Rocca, accusando la Regione di aver agito senza alcun coordinamento con le strutture sociali competenti. “Così si dimenticano le persone più fragili”, ha lamentato.
Dal canto suo, la Regione ha risposto con i fatti: l’area era stata posta sotto sequestro dalla Procura dopo il rogo, e solo una volta dissequestrata, è stato possibile avviare l’opera di bonifica. Nessuno sgombero, assicurano da via della Pisana, perché all’inizio dei lavori non c’era più nessuno.
Resta però il dato che molte baracche, ancora in piedi all’inizio dell’intervento, sono state abbattute. E le immagini aeree diffuse dalla Regione confermano che alcuni insediamenti, seppur vuoti, erano ancora lì. Un nodo che evidenzia un problema strutturale: la presenza di accampamenti abusivi lungo il fiume, simbolo di marginalità e degrado.
“Serve un’azione congiunta, non lo scaricabarile – ammonisce Ghera –. Il Comune e il Municipio devono occuparsi del rispetto del decoro urbano e della tutela delle persone. Le baracche lungo il Tevere sono un pericolo per chi ci vive e per l’immagine stessa della Capitale”.
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