Puglia

“La Puglia una delle regioni con il più alto tasso di sovraffollamento”


BRINDISI – Dopo la doppia aggressione ai danni di due assistenti capo della Polizia penitenziaria avvenuta, nei giorni scorsi, presso la casa circondariale di Brindisi, il segretario regionale del sindacato Osapp, Ruggiero Damato, accende nuovamente un faro sulle criticità che si registrano nelle carceri pugliesi. 

Il sindacalista rimarca come la Puglia detenga il triste primato di una delle regioni con il più alto tasso di sovraffollamento carcerario. Negli 11 istituti penali pugliesi, tra cui quello di Brindisi, a fronte di una capienza regolamentare di 2.629 detenuti, ne sono presenti circa 4.500, con un tasso di affollamento medio del 156%. Questo contesto di spazi ridotti, strutture obsolete, malattie e disagio psichico diffuso crea un sistema penitenziario in affanno, le cui ripercussioni si abbattono pesantemente sulla Polizia Penitenziaria.

La situazione di Brindisi, come quella di altri istituti pugliesi, è aggravata da una cronica carenza di personale. Secondo l’Osapp, la pianta organica pugliese lamenta una mancanza di circa 900-1200 unità, un deficit esacerbato dai numerosi “prepensionamenti” che vedono il personale “scappare” da condizioni di servizio insostenibili. A livello nazionale, il sindacato stima una carenza di oltre 15.000 unità nel ruolo Agenti, Assistenti e Sovrintendenti. Questa emorragia di personale è in parte attribuita alla “Legge Madia” (Decreto legislativo n. 95/2017) che ha tagliato circa 500 unità in Puglia e 7000 a livello nazionale.

Il personale restante si trova ad affrontare turni massacranti, che variano tra le 8, 10, 12, 16 ore, arrivando persino a 24 ore consecutive nei reparti detentivi, e 12-15 ore nei Nuclei Traduzioni. L’età media del personale operante in Puglia è compresa tra i 52 e 55 anni, con 32-38 anni di servizio e un accumulo di congedo ordinario che può variare tra i 150 e 250 giorni. Tutto ciò si ripercuote negativamente sulla qualità della vita lavorativa e, soprattutto, sulla sicurezza degli istituti e quella pubblica. La carenza di servizi socio-sanitari per i detenuti, come la mancanza della figura del Dirigente Sanitario nel penitenziario di Lecce, genera ulteriori tensioni che si riversano sulla Polizia Penitenziaria, costretta a subire reazioni, aggressioni fisiche e verbali da parte dei detenuti. La dirigenza dell’Amministrazione e la politica considerano tale situazione un “mero pericolo professionale”, una visione che Damato definisce “aberrante, sconcertante e vergognosa in uno Stato di diritto”.

L’Osapp invita nuovamente le Asl della Puglia ad effettuare idonei sopralluoghi presso le strutture penitenziarie, come stabilito dalla Costituzione e dalla legge, per certificare le effettive condizioni di igiene e profilassi, e per informare i Ministeri della Salute e della giustizia. Il sindacato sollecita la garanzia di tutti i servizi socio-sanitari ai detenuti, evidenziando come la loro assenza ricada pesantemente sulla Polizia penitenziaria. Inoltre si auspica che la nomina del nuovo capo del Dipartimento, Stefano Carmine De Michele, porti a un immediato “cambio di passo”.

Poi chiede correttivi gestionali urgenti, a partire dalla scelta di direttori e comandanti all’altezza e competenti, e una rivisitazione urgente delle piante organiche attraverso l’apertura immediata di tavoli di trattative con le Organizzazioni Sindacali rappresentative presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

L’Osapp sottolinea che la retorica del Sottosegretario Del Mastro, che dichiara l’arruolamento di oltre 7000 unità, non tiene conto che nello stesso periodo altrettante unità sono andate in pensione e che i carichi di lavoro sono aumentati esponenzialmente. “Non c’è più tempo da perdere, anzi si è perso già tantissimo tempo”, afferma Damato. Per evitare il peggio e fermare la pericolosissima emorragia dei prepensionamenti, il sindacato chiede un confronto vero e leale, con la volontà e il coraggio del necessario cambiamento.

L’appello finale è diretto al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Giustizia Carlo Nordio, affinché vengano in Puglia e incontrino le Organizzazioni Sindacali rappresentative. Sarebbe questo un segnale concreto per una situazione che, senza interventi decisi, rischia di rendere l’istituzione del carcere priva di ragione d’esistere. 

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