Abruzzo

La Protezione animali lancia la campagna contro i selfie con gli animali selvatici: può costare una vita


Scattare una foto di sé con un animale selvatico può costare una vita. La cronaca lo insegna. La Protezione animali denuncia sempre gli stessi episodi. Nonostante cambino luoghi e animali, la dinamica resta la stessa: l’uomo invade, disturba, forza il contatto, scatta la foto e se ne va. A pagarne il prezzo sono quasi sempre loro: gli animali selvatici. Togliere un animale dal suo habitat naturale, costringerlo a comportamenti innaturali o provocargli sofferenza è infatti un crimine punito dalla legge dall’articolo 544 ter del codice penale. La Protezione animali lancia quindi la campagna #NoSelfieConSelvatici per cominciare ad affrontare un tema che, complice il successo sui social di contenuti con protagonisti gli animali in genere, sta diventando un vero problema anche in Italia, perché gli episodi continuano a moltiplicarsi nonostante gli appelli, nonostante le denunce, nonostante le morti. Come quella del motociclista che questa estate ha perso la vita dopo essersi fermato in moto per scattare un selfie con dei cuccioli di orso.

Uno degli ultimi casi è stato denunciato dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise: una lupa con cuccioli inseguita per uno scatto. Il Parco è chiaro: “La totale mancanza di scrupoli da parte di chi si rende protagonista di queste azioni è il sintomo più chiaro di quanto l’antropocentrismo e l’egoismo influenzino le nostre azioni”. Anche da chi si professa “amante della natura”.

Chi bracca, insegue, fotografa a tutti i costi un animale selvatico – anche da lontano – disturba un equilibrio. In certi casi lo distrugge.

E la lista è lunga. Cervi nei parchi, cinghiali sulla spiaggia, volpi e daini foraggiati per uno scatto più ravvicinato. E poi stelle marine raccolte dall’acqua per una foto che le uccide. Ogni comportamento “per un like” ha conseguenze reali.

Si ricorda che il disturbo e il foraggiamento degli animali selvatici è vietato dalle direttive europee e dalla legge nazionale 157 del 92, essendo la fauna selvatica patrimonio indisponibile dello Stato, e rigorosamente protetta. Inseguire, forzare l’avvicinamento, alimentare animali selvatici, toglierli dal loro habitat: tutto questo non è solo sbagliato. È vietato.

C’è poi tutto un mercato che lucra sugli scatti con gli animali. Anche in Italia ormai, all’estero come ad esempio negli Stati Uniti (a New York o Los Angeles) è una triste realtà già da diversi anni, si riscontrano sempre più casi di persone che provano a lucrare sulla pelle dei selvatici: chiedono soldi in cambio di uno scatto con animali rari o esotici e, per farlo, li obbligano a stare per ore in luoghi affollati e turistici.

Come spiega Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa: “Ogni volta che interferiamo con la vita di un animale selvatico o un esotico, lo sottoponiamo a stress, disorientamento, dolore. Farlo per un selfie è irresponsabile e crudele. L’amore per la natura non si dimostra con un post, ma con il rispetto”.

C’è bisogno di una cultura del rispetto, non della spettacolarizzazione. È ora di smetterla con l’idea che tutto sia lecito in nome di una foto. La fauna selvatica non è uno sfondo, non è un giocattolo, non è un trofeo per i social. L’Enpa continuerà a documentare, denunciare e sensibilizzare, ma serve che ognuno si assuma la propria parte di responsabilità.


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