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La protesta dei 100mila giovani a Belgrado: “Vucic deve lasciare”


La protesta dei 100mila giovani a Belgrado: "Vucic deve lasciare"

Non è servito a nulla cancellare le corse dei mezzi pubblici, il centro di Belgrado è stato ugualmente invaso da più di centomila manifestanti, scesi in piazza per protestare contro il presidente Aleksandar Vucic e il suo governo. La materia del contendere è, da quattro mesi, sempre il disastro di Novi Sad, che costò la vita a 15 persone schiacciate dal crollo della pensilina di una stazione ferroviaria, nel novembre scorso. Da quel momento si sono moltiplicate le iniziative di protesta dei serbi che accusano la scarsa qualità dei lavori edili causata dalla fortissima corruzione, per questa ragione hanno chiesto una rapida azione giudiziaria per i responsabili. Già dopo il crollo, l’ex ministro dei trasporti Goran Vesic si era dimesso proprio per le accuse rivoltegli, in seguito ha fatto un passo indietro anche il premier Milo Vucevic, sindaco di Novi Sad ai tempi dei lavori di ristrutturazione della stazione. Ma ai serbi non basta, vogliono la testa del presidente.

Dal canto suo Vucic ha escluso la formazione di un esecutivo di transizione che porti la Serbia a nuove elezioni e anzi ha rilanciato, accusando le proteste di essere uno stratagemma orchestrato per estrometterlo dal potere.

Ieri l’ennesima manifestazione soprannominata «15 per 15», riferendosi alla data della protesta e al numero di persone uccise nella città di Novi Sad: per questa ragione la folla è rimasta in silenzio per 15 minuti per onorare le vittime. Hanno sfilato anche decine di trattori, guidati da agricoltori che suonano le vuvuzelas. Sugli striscioni si legge la scritta «è finita!» mentre la folla ha intonato «Pump it Up», uno slogan adottato durante gli ultimi mesi di proteste studentesche. Ad accompagnarle questa vera e propria marea di gente c’erano veterani, motociclisti e il servizio di sicurezza degli studenti, che già da mezzogiorno si sono schierati in centro per prevenire disordini, bloccando in particolare l’accesso al Parlamento e al palazzo della Presidenza, dove si trovano i sostenitori del governo che, nel frattempo, hanno dato vita ad una contromanifestazione.

La polizia ha dichiarato di aver arrestato un uomo che nel centro città minacciava di far saltare il palazzo del presidente con due granate, che però nessuno gli ha trovato addosso. In precedenza era stato arrestato un 50enne che al volante di un’auto aveva travolto e ferito tre manifestanti nel quartiere di Bele Voda. Il ministro degli Interni Ivica Dacic ha detto che nella notte tra venerdì e sabato 13 persone sono state arrestate l’accusa di aver pianificato un colpo di stato e fomentato disordini.

Secondo la France Presse tra i sostenitori di Vucic riunitisi ieri a Belgrado c’erano anche ultranazionalisti appartenenti a un’ex milizia legata all’assassinio dell’ex primo ministro Zoran Djindjic.

Quest’ultimo era a alla testa delle proteste di piazza che deposero Slobodan Miloevi nel 2000. In questi giorni è caduto l’anniversario del suo assassinio, per mano di un gruppo paramilitare noto con il nome di Berretti Rossi.


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