Trentino Alto Adige/Suedtirol

La presenza del temuto coleottero giapponese rilevata anche in regione – Cronaca



Il coleottero giapponese che ha già invaso Lombardia e Piemonte è arrivato in Alto Adige. Nel mese di luglio il Servizio fitosanitario provinciale ne ha avvistati quattro esemplari e invita gli agricoltori a stare all’erta e segnalare i casi sospetti. La Popilia Japonica è innocua per gli esseri umani, ma rappresenta una grave minaccia per le piante, attacca foglie e frutti ma anche le radici.

“Il primo coleottero è stato trovato in una trappola a feromoni all’uscita della MeBo ad Appiano in direzione Bolzano il 3 luglio; questa prima scoperta è stata confermata in laboratorio. Un altro coleottero – riferisce il responsabile del Servizio fitosanitario della Ripartizione Agricoltura, Stefano Endrizzi – è stato catturato sulla carreggiata nord dell’autostrada del Brennero all’altezza dell’area di servizio di Laimburg e un terzo a Gargazzone vicino al campeggio”.

In seguito all’aumento dei controlli con trappole a feromoni e ispezioni da parte del Servizio fitosanitario, in collaborazione con il Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura dell’Alto Adige, il 31 luglio è stato trovato un altro esemplare nell’area di servizio Laimburg Est.

Essendo una specie esotica e molto dannosa, è legalmente considerata un “organismo nocivo da quarantena prioritario” e per questo i servizi fitosanitari – nazionale e regionali – si occupano di attivare tutte le misure possibili per limitarne la diffusione, fornendo anche le indicazioni per combattere la specie attraverso i loro canali informativi”, spiega Emanuele Mazzoni, docente di Entomologia agraria presso il Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (DiProVeS) della facoltà di scienze agrarie, alimentari e ambientali del campus di Piacenza dell’Università Cattolica .

Per difendersi “l’uso di insetticidi – raccomanda l’esperto – dovrebbe essere limitato più possibile. Meglio preferire soluzioni alternative di tipo biologico o meccanico, come le reti antinsetto. Gli insetti che entrano in casa o che si trovano nei giardini e negli orti, inoltre, possono essere eliminati gettandoli in un secchio con acqua e sapone o con del detersivo per i piatti”.

“Quello che invece è assolutamente sconsigliato fare – aggiunge – è utilizzare privatamente le trappole, perché attirano molti più individui di quanto non riescano a catturarne immediatamente. Con il rischio di aumentare il danno e, fatto gravissimo, di ampliare l’area di presenza di Popillia, richiamando gli adulti verso zone ancora non contaminate”.

I mesi estivi sono la stagione preferita della Popillia, un animale “di circa un centimetro, di forma all’incirca ovale, di colore verde e bronzo metallizzati, con cinque ciuffi di peli bianchi su ogni lato del corpo e due nella parte posteriore”. Si aggira in gruppo e ama tanti tipi di piante ma in particolare “piante da frutto ma anche la vite, il mais e la soia. I danni più rilevanti si hanno sui piccoli frutti” ma possono colpire anche i campi da calcio.

“Depongono le uova nel terreno, con preferenza per i prati umidi dove le larve nascono e vivono cibandosi di radici fino all’autunno. Nella primavera successiva, quando completano la metamorfosi, si trasformano in adulti. Non gradiscono terreni troppo secchi o lavorati, mentre tra i danni maggiori che possono provocare ci sono anche quelli ai tappeti erbosi dei campi sportivi”, conclude l’esperto. 




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