Società

La premier Giorgia Meloni spiega perché «non è ancora il tempo dello Stato palestinese»

A poche ore dalla dichiarazione di Macron di voler riconoscere lo Stato di Palestina, Giorgia Meloni ha invece affermato di non essere d’accordo. Non nei contenuti, ma sui tempi. Una nazione ha il diritto di nascere, ha sottolineato la premier, ma solo al termine di un processo politico. Il presidente francese, al contrario, ha ufficializzato la volontà del suo governo, sfidando l’ira di Israele e la contrarietà di Donald Trump.

«L’ho detto varie volte, anche in Parlamento», ha detto Giorgia Meloni a Repubblica. «L’ho detto alla stessa autorità palestinese e l’ho detto anche a Macron: io credo che il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, possa addirittura essere controproducente per l’obiettivo». Il rischio, secondo la premier, è che agendo così – ovvero riconoscendo qualcosa prima che esista – si finisca con il pensare che il problema sia risolto «quando non lo è». E questo potrebbe rivelarsi più un ostacolo che un aiuto per la Palestina.

Meloni ha dichiarato di essere cosciente delle critiche che questa sua posizione scatenerà nelle opposizioni, ma non intende cambiare rotta. Né per la gravissima situazione umanitaria a Gaza, né per il fatto che da anni i palestinesi chiedano all’Europa una presa di posizione, che oggi avrebbe anche il valore di un segnale forte nei confronti del governo Netanyahu. Pur condividendo l’obiettivo finale, la premier è contraria ai tempi: «Questa è la ragione per la quale, pur essendo favorevolissima allo Stato della Palestina, non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione», ha dichiarato a Repubblica.

Negli ultimi tempi, il governo ha mostrato un distacco progressivo nei confronti di Israele, segnando un cambio di rotta rispetto al passato. L’Italia infatti, insieme alla Germania, è stato il Paese europeo meno critico nei confronti della risposta di Tel Aviv agli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023.

Oggi, però, l’esecutivo frena sul riconoscimento dello Stato Palestinese e sceglie per ora di non seguire la posizione di Francia e di Paesi europei come Spagna e Irlanda. Meloni non ha indicato un orizzonte temporale, limitandosi a esprimere le sue perplessità sul significato del gesto.

Intanto, di fronte alla crescente pressione internazionale dell’opinione pubblica e al costante peggioramento della situazione umanitaria a Gaza, qualche passo in avanti da parte del governo è stato fatto: lo scorso 22 luglio il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha firmato, insieme ad altri 24 Paesi, una lettera per chiedere a Israele un cessate il fuoco immediato e l’ingresso urgente degli aiuti umanitari nella Striscia. Ma secondo la premier, questa presa di posizione non è legata al riconoscimento dello Stato palestinese annunciato da Macron.

La dichiarazione di Giorgia Meloni e le reazioni di altri politici

Una posizione in linea con quella della presidente del Consiglio è stata espressa anche da Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli Esteri, che ha dichiarato in mattinata: «L’Italia è per la soluzione due popoli e due Stati, ma il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele. A noi interessa la pace, non la vittoria di uno sull’altro». Per poi aggiungere: «È giunto il momento di arrivare a un immediato cessate il fuoco».

Più sfumata la posizione del presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana: «Il riconoscimento da parte della Francia non mi vede contrario, però non so se risolva il conflitto». Un’apertura che ha però subito provocato una precisazione ufficiale da parte della Lega: «Prima serve il rilascio degli ostaggi e lo scioglimento di Hamas».


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