La posta dell’estate: Prima della famiglia ho scelto me stessa
LA NOSTRA RISPOSTA
Da bambina volevo essere Rossella O’Hara o diventare una suora, all’uopo anche una ballerina, ma solo in terza battuta, prendere il velo o vivere a Tara erano i miei desideri più potenti. Entrambe le opzioni mi restituivano l’idea della forza, di un Io prepotente, la passione come marcia di vita – che fosse per il Cristo o per la terra – la capacità di autodeterminarsi e di rialzarsi sempre, qualunque fosse la prova che la vita ci avrebbe messo davanti. Ho capito ben presto che le rigide regole di un monastero, unite a una serie di irrinunciabili rinunce, non avrebbero fatto per me.
Mi restava Tara, mi resta Rossella (e Carla Fracci, poi mi sono cresciute le tette e bon anche quella è andata). Rossella O’Hara nasce viziata, ricca, la regina di Tara, servita e riverita, perde tutto, diventa contadina e imprenditrice, manipola, usa, mente, ruba, si innamora con ostinazione ossessiva e quando si accorge di quanto a nulla valga quell’amore dice a se stessa: «Sogni, sempre sogni. Ho amato qualcosa che non esiste» e si rialza, più forte di prima. Egoista, egocentrica al parossismo. Si cuce da sola il vestito con le tende di Tara, si fa pagare per ballare con Rhett, lo sposa per salvare la “terra”. Feroce, non si ferma davanti a niente, neanche alla morte dell’adorata figlia. Quando Rhett se ne va, con quel “Francamente me ne infischio” che ha fatto la storia, insieme a tutto il film dopo e al libro prima, lei reagisce, non si butta sotto un treno, non si strugge d’amore, si dice «Troverò un modo per riconquistarlo, ci penserò domani, se non divento pazza. Dopotutto domani è un altro giorno». Paola Cristalli, critico cinematografico, scrive nel suo saggio su Via col vento «Rossella è una irriducibile, che sa vivere del proprio desiderio ma non morire con esso». Cosa c’è di più potente di questo?
Quindi mia dolcissima woman in love, siccome l’amore non è uno yogurt e non conosce tempo o scadenza, vai, vivi e ama chi ti ama. Irriducibile. Come Rossella. Alza il mento e cammina fiera, fendi l’aria e le cattiverie a petto in fuori. La famiglia è quella che accoglie non quella che determina il sangue per volontà del fato. La canzone di Barbra Streisand che mi citi come nickname è una dichiarazione d’amore assoluta, senza compromessi; mette in scena una donna innamorata al punto da abbandonare ogni difesa, pronta a difendere quel sentimento “over and over again”, anche se questo comporta dolore e vulnerabilità. Affronta anche la distanza e le incertezze con determinazione, perché per lei l’amore è un diritto da difendere a ogni costo, anche contro la ragione o le difficoltà del destino.
Io, per esempio, sono venuta su ansiosa e insicura, incapace di manipolare anche me se stesa figuriamoci il mio prossimo, sempre attenta a non fare il passo più lungo della gamba. Ma ho l’aspetto fiero della leonessa. Da Rossella e mia madre, che non te la molla mica, ho imparato a reagire alle situazioni, a tirarmi su, sempre, a non farmi vedere sconfitta. In sostanza una stronzetta de niente. Non male come risultato. Come non male è il tuo. Sono con te.
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