La pittura civile e naïf di Dalo: tra simboli e realismo
Durerà fino al 31 luglio la mostra retrospettiva dedicata al pittore recentemente scomparso Daniele Locci e intitolata “Il mistero di Dalo”. L’esposizione, curata da Fabio Mori e allestita presso la Casa dell’Energia di Arezzo, si articola in ventiquattro tele di grandi dimensioni, che uniscono alla ricerca figurativa un uso sapienziale dei colori, tutti accesi e capaci di suscitare un coinvolgimento diretto del fruitore.
Quella di Dalo è infatti una pittura ricca di riferimenti culturali, storici e di valori civili: sono esposte tele che raccontano la storia delle popolazioni precolombiane, sterminate dai conquistadores a partire dal XV secolo e ridotte in schiavitù, ma anche tele che narrano la contemporaneità. A questo ultimo ciclo appartengono le opere che l’autore dedica al tema della guerra, tra cui ne spicca, in particolare, una, raffigurante uno dei cavalieri dell’Apocalisse, mentre avanza su di un mondo ridotto in macerie, tra i sopravvissuti che subiscono la miseria che i conflitti portano con sé.
Unitamente a un motivo civile di stampo fortemente pacifista, emergono opere cariche di simbolismo, tra cui la tela ispirata a Bosch. Al pari del noto artista, difatti, Dalo intesse un palcoscenico di figure intente a eviscerare un grande pesce – forse simbolo del Cristo – dalla cui bocca escono altre creature marine, secondo un gioco di matrioske. Il quadro è dunque ricco di elementi surreali, che giocano con le sproporzioni e con il sogno. Tant’e’ che, anche laddove Dalo si fa interpretare del realismo, andando a impiegare un colore grezzo alla maniera di Ligabue, restano presenti nella sua ricerca elementi fortemente onirici, che provocano un equivoco tra realtà e finzione.
La mostra prosegue con tele a tratti naïf, benché evidentemente ispirate alla pittura “politica” di Guttuso, in cui divengono protagoniste scene agricole, che vedono contadini arare una terra scomposta e trainare buoi dalle dimensioni eccessive. Uno di questi animali, va poi a costituire lo sfondo di una delle opere, come un idolo antico, che raffigura quel mondo contadino a cui il pittore pare legato, ma che ormai va perdendosi.
Il cromatismo costituisce un altro dei fattori fondamentali nelle opere di Dalo, per cui, anche nelle tele che affrontano i temi più scottanti come la guerra, esso crea una sensazione di allegria. Eppure, tale sentire confligge con i drammatici motivi rappresentati. Ciò significa che intento dell’autore è proprio quello di creare un cortocircuito tra immagine e colori.
La mostra si conclude con un grande ritratto, un volto maschile con la folta barba e simile a una figura biblica, incoronato da oggetti inusuali tra cui un orologio, un gabbiano e una barca. E’ attraverso opere come questa, figurative e simboliche assieme, che la riflessione psicologica prende quindi campo, dando forma ai contenuti inconsci e onirici, che sono una costante della pittura di Dalo.
Nulla di ciò che vediamo con gli occhi, difatti, è davvero puro e tutto risulta contaminato dalle nostre credenze, visioni o memorie. Ed è proprio di questo viaggio personale, ricco di esperienze che si fanno colore, che Dalo racconta.
Source link