la mia visita a sorpresa al Pronto soccorso

Magari sarà per quello. Solo una fugace idea, beninteso, ma il sospetto che la gente eviti di affollare il pronto soccorso a ridosso delle imminenti festività si affaccia. L’ipotesi, ovviamente non regge se in presenza d’infortuni o accidenti di certa gravità, ma in tutti gli altri casi non è da scartare.
La premessa è utile alla narrazione di un fatto ascrivibile alla nozione di buona sanità. Talvolta, è bene riproporlo, che dopo il Covid, la memoria di chi allora chiamava eroi medici e infermieri ha subito un certo appannamento.
Si dia il caso che chi scrive sia stato tormentato da una fastidiosa sensazione di corpo estraneo in un occhio, sì, quella percezione di sabbia che graffia a ogni battito di ciglia. Bene, dopo due giorni a intenso e inutile dosaggio di collirio, la decisione s’impone.
Il tragitto della speranza prevede la sosta al pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia. Prima prova, affrontare il protocollo triage, quello che assegna le priorità in base all’urgenza. È sabato e la previsione di trascorrere ore è più che realistica, dato che ti sarà assegnato un codice candido. Prima sorpresa, l’operatore, assunte le generalità, ti spedisce lesto al pronto soccorso oculistico. Operazione, tra attesa e formalità di rito, risolta in cinque minuti scarsi.
La seconda fase, ecco, quella la pagherai con gli interessi, temi. Macché, solo due pazienti in attesa poi tocca a te.
Il personale medico e paramedico ti accoglie in pochi minuti con gentilezza e professionalità. Breve anamnesi, visita, anestetico locale, manovre meticolose nel rimuovere l’intruso dalla cornea, antibiotico e bendaggio. Un quarto d’ora e sei fuori, costo, zero. Viva, dunque, la sanità pubblica e tutti i suoi operatori.
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