La madre intenzionale ha diritto al congedo parentale, Ilaria Gibelli di Rete Lenford: «La Consulta ribadisce che la capacità genitoriale prescinde dall’orientamento sessuale»
Il congedo di paternità obbligatorio non è più riservato solo ai padri. Grazie alla sentenza 115/2025 della Corte Costituzionale che ha dichiarato «l’illegittimità costituzionale dell’art. 27-bis del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151(…) nella parte in cui non riconosce il congedo di paternità obbligatorio a una lavoratrice, genitore intenzionale, in una coppia di donne risultanti genitori nei registri dello stato civile». Ora anche la madre intenzionale, quindi quella che non ha partorito, potrà richiedere e usufruire dei dieci giorni di congedo parentale retribuito e obbligatorio, finora riservato solo ai padri, al momento della nascita del proprio figlio. Un risultato importantissimo per la storia dei diritti civili in Italia, che arriva dopo il ricorso presentato nel maggio del 2023 dall’associazione Rete Lenford insieme alla Cgil Nazionale, a sostegno di una madre intenzionale che aveva denunciato la discriminazione subita presso l’Inps, l’Istituto nazionale della previdenza sociale.
«Sono molto felice. Dopo la sentenza 68 del 2025 ottenuta sempre da rete Lenford in Corte Costituzionale, che ha riconosciuto la possibilità della maternità piena per due donne che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita all’estero», commenta l’avvocata Ilaria Gibelli, di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti Lgbtqia+, «adesso si ribadisce un concetto fondamentale con questa ulteriore sentenza della Corte Costituzionale, ovvero che la capacità genitoriale prescinde dall’orientamento sessuale del genitore».
Nella sentenza, che non riguarda le coppie formate da due papà, si legge in particolare che: «All’interno di una coppia entrambi i genitori sono chiamati a provvedere al benessere fisico, psicologico ed educativo di un bambino, perché, come si è visto, il vincolo genitoriale origina proprio dall’assunzione di responsabilità in coerenza “con l’essenza stessa del rapporto genitori-figli” (ancora sentenza n. 68 del 2025). In questo assetto relazionale è quindi manifestamente irragionevole la scelta del legislatore di non riconoscere il congedo obbligatorio, previsto a favore del padre in una coppia di genitori-lavoratori di sesso diverso, alla madre intenzionale di una coppia omoaffettiva composta da due donne».
Adesso anche una coppia di due mamme, potrà attraverso il portale informatico Inps, richiedere i congedi parentali previsti per le famiglie composte da un padre e una madre. Prima non era possibile perché, come denunciato dalla coppia di donne assistita da Rete Lenford, il sistema informatico non riconosceva i codici fiscali della coppia. «Si stabilisce un altro principio cardine che è la funzione sociale della genitorialità, che non necessariamente è basata su un legame genetico ma su un progetto di genitorialità», continua l’avvocata Gibelli. «Quindi parificare il congedo di paternità anche per la madre intenzionale significa eliminare un tassello di discriminazione che era basato sull’orientamento sessuale. Significa mettere al centro l’interesse del minore che è quello di passare del tempo con i propri genitori, ribadendo che l’orientamento sessuale dei genitori non incide sulla capacità genitoriale, sperando che in futuro si arrivi anche a definire nettamente che l’identità di genere non incide sulla capacità genitoriale delle persone».
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