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la madre di Michela Murgia

Mia figlia non mi ha dato la possibilità di salutarla. E così adesso lei non è mai andata via, per me. Lei è qui”. È una confessione profonda, inedita e dolorosa quella che Costanza Marongiu, la mamma della scrittrice e intellettuale Michela Murgia, affida al Corriere della Sera in una lunga intervista. Domani, domenica 10 agosto, saranno due anni esatti dalla sua scomparsa, ventiquattro mesi nei quali la Murgia non ha mai smesso di essere ricordata, celebrata ma anche poco sopportata da chi non l’ha amata nemmeno quando era in vita (basti citare Italo Bocchino, che dialogando con Antonio Padellaro al Festival del libro possibile di Polignano a Mare si è lasciato sfuggire la frase: “Chi se ne frega della Murgia”).

Costanza Marongiu rivela di non aver mai compreso la famiglia queer di Michela Murgia

Nella lunga intervista, Costanza Marongiu racconta aneddoti leggeri, come quello sulla prima parola pronunciata dalla Murgia (“Io ero tutta speranzosa che dicesse mamma e invece no, con il dito aveva indicato perentoria la pastasciutta”), al rapporto con i “figli di anima” di Michela. E subito confessa di non aver mai compreso la sua “famiglia queer”: “Gliel’avevo detto. Non riesco a chiamarli figli di anima, questi ragazzi. Non li sento vicini a me, non riesco a immaginarmi parte di questa famiglia allargata. Forse, l’unico che adesso mi sta venendo incontro e che sta cercando di farsi capire è proprio Francesco”, spiega riferendosi a Francesco Leone, il cantante lirico che quando aveva 18 anni chiese alla Murgia di prenderlo come figlio d’anima. “Lei mi aveva chiesto cosa ne pensassi e io le avevo risposto: in questi casi non penso, il mio cervello è chiuso in cassaforte, è una scelta tua. Sono sempre stata dipinta come una madre di ferro, non è così: quella è la loro vita e io non sono mai voluta entrare in merito”.

I rapporti con Lorenzo Terenzi, il marito della Murgia, e con Saviano

La donna riferisce di parlare spesso di Michela con Francesco e al tempo stesso di non avere rapporti con Lorenzo Terenzi, il marito della scrittrice: “La nostra non è solo una distanza di spazi, è una distanza di persone che non hanno avuto grandi rapporti neanche prima”. Però confessa di averlo rimproverato, attraverso Francesco, perché vorrebbe che le ceneri di Michela fossero nella sua casa. Per ora sono nell’abitazione di Roma dove vive Lorenzo e anche se la Murgia aveva chiesto di disperderle in Corea del Sud ora la madre le vorrebbe a Cabras, in provincia di Oristano: “Le vorrei qui con me, dove sono anche tutti i suoi premi, che lei mi aveva dato. Mi ha chiesto di conservarli io: è stato il suo regalo più grande. Poi quando sarò morta torneranno ai ragazzi”. Tra i legami più forti intrecciati dalla Murgia c’era quello con Roberto Saviano, che non si è mai fatto sentire in questi due anni con la Marongiu. Che spiega: “Michela era una che riusciva ad accentrare su di sé tutto. Che avesse madre, fratello o altro non interessava a nessuno. Bastava che ci fosse lei. Lei riempiva i vuoti di tutti. A Saviano ha fatto quasi da madre, era l’unica, o una delle poche, che accettava la scorta. Io non avrei mai accettato di incontrarlo con due carabinieri intorno”.

Il padre violento e alcolizzato

Uno dei passaggi più forti dell’intervista è senza dubbio quello sul padre della Murgia, che la scrittrice non perdonò mai perché non si era pentito, tanto che scelse di non andare nemmeno al funerale. “Tonio non si poteva pentire: era schizofrenico, egocentrico e alcolizzato. Godeva della sua cattiveria. Quando gli dicevo fatti curare, tu non stai bene, lui andava dal medico e prendeva le medicine con il solito litro di vino. Era invidioso dei figli, non voleva che Michela tornasse a scuola”, ricorda la donna, che assieme ai figli (Michela aveva un fratello, Cristiano) ha subito di tutto, dalle liti furibonde ai mobili spaccati fino all’incendio della casa. “Non lo perdonerò mai, perché ha vissuto la mia vita, la vita di Michi e di Cristiano”, ammette.

La malattia e gli ultimi giorni della scrittrice

Costanza Marongiu non si sottrae a nessuna domanda, comprese quelle sulla malattia della figlia, a cominciare dal primo tumore, quello al rene, che la colpì quando si candidò alla presidenza della Regione Sardegna: “Lei non voleva fare la vittima e non lo disse a nessuno, neanche a me. Me lo disse dopo che si era operata”. Poi ammette di aver vissuto come un tradimento la scelta di Michela Murgia di non averla voluta al suo fianco negli ultimi giorni della sua vita. “Non mi ha dato la possibilità di salutarla. E così adesso lei non è mai andata via, per me. Lei è qui”, dice, aggiungendo che Michela non solo non aveva più voluto sentire al telefono l’amata Zia Annetta (cui dedicò Accabadora) per non darle un dolore ma che chiese ai familiari di non andare a trovarla nella nuova casa. Poi conclude rivelando che tutte le sere la saluta e le dice buonanotte: “Mia figlia è qui. Ecco perché non riesco a piangere. Perché ancora non riesco a non vederla qui, anzi, continuo ad arrabbiarmi”. E se avesse potuto salutarla, le avrebbe detto solo due parole: “Su molte cose su di me lei si è sbagliata, e questo mi fa davvero male”.


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