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La macchina da guerra Usa nelle mani della Cina. L’allarme che scuote il Pentagono

Il settore della Difesa degli Stati Uniti? Dipende troppo dalla Cina. Lo ha scritto nero su bianco l’ultimo rapporto pubblicato da Giovini, il 2025 National Security Scorecard, secondo il quale a fornire la maggior parte dei componenti critici per i programmi militari Usa sono aziende cinesi. Non una condizione ottimale per Washington, visto che Pechino rappresenta il rivale numero uno e che in caso di tensioni, conflitti regionali o peggio guerre aperte, il Dragone potrebbe fare leva su questo vantaggio non da poco per colpire la macchina bellica del Pentagono. Detto altrimenti, le catene di approvvigionamento militari Usa sono troppo interconnesse con le industrie cinesi.

Il tallone d’Achille degli Usa

Nonostante anni di avvertimenti e sforzi per smarcare le proprie forze armate da ogni dipendenza critica esterna, la base industriale della Difesa degli Stati Uniti resta ancora dipendente dalla Cina; non una nazione qualunque ma quella contro la quale gli Usa potrebbero un giorno combattere. L’ultimo paper della società di analisi dati Govini ha tracciato un quadro desolante in merito alla preparazione bellica di Washington. La domanda chiave è una: gli Stati Uniti potrebbero effettivamente sostenere un conflitto con la Cina, o sono troppo invischiati nelle catene di approvvigionamento del rivale?

Ebbene, le aziende cinesi forniscono quasi un componente critico su dieci per i principali programmi di difesa statunitensi, compresa la difesa missilistica, i sistemi nucleari e la tecnologia spaziale. Il rapporto evidenzia quanto profondamente le industrie di Pechino siano ormai integrate nelle catene di approvvigionamento militari americane, con particolare dipendenza dai componenti di fabbricazione cinese per la difesa missilistica e dai minerali critici, la cui produzione è dominata da Pechino.

Numeri alla mano, nel 2024 le aziende cinesi rappresentavano il 9,3% degli appaltatori principali, noti come fornitori di primo livello, per i principali programmi di difesa statunitensi in nove settori critici. Questi settori includono aviazione, settore marittimo, sistemi di comando e controllo, nucleare, difesa missilistica e spazio.

La dipendenza militare… dalla Cina

Il settore della difesa missilistica, fondamentale per proteggere gli Stati Uniti dagli attacchi nemici, è quello che ha registrato la maggiore dipendenza: l’11,1% dei fornitori di primo livello era cinese. Anche il settore nucleare, in cui la posta in gioco in termini di sicurezza è massima, sta facendo affidamento sul Dragone per il 7,8% dei suoi componenti, più di qualsiasi altro Paese straniero. “Gli Stati Uniti non sono preparati alla guerra in cui potrebbero dover entrare se la Cina dicesse “oggi è il giorno”“, ha spiegato Tara Dougherty, CEO di Govini.

La soluzione? Difficile da trovare. Sebbene la dipendenza dalla Cina sia evidente, eliminare completamente i fornitori di Pechino non è così semplice. Dougherty ha infatti messo in guardia dal considerare il disaccoppiamento come una panacea. “Non sono nemmeno sicura che sradicare la Cina dalla catena di approvvigionamento sia l’obiettivo giusto“, ha dichiarato. “Penso che si tratti di analizzare queste piattaforme e distinguere ciò che è essenziale da ciò che non lo è“, ha quindi aggiunto l’analista.

Un’area di particolare preoccupazione riguarda i minerali critici. Centinaia di sistemi d’arma, dai jet alle navi ai missili, dipendono da minerali come antimonio, gallio, germanio, tungsteno e tellurio.

Piccolo particolare: la Cina domina la produzione globale di questi materiali. E Govini ha scoperto che il 78% dei sistemi d’arma statunitensi potrebbe essere interessato dalle restrizioni cinesi alle esportazioni dei suddetti minerali…


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