La guerra in Ucraina torna a far paura. La minaccia di escalation nucleare affonda le Borse
Putin minaccia l’escalation nucleare: la guerra in Ucraina torna a fare paura; tutte le Borse europee chiudono in negativo
La guerra in Ucraina torna a fare paura. Dopo mille giorni di fuoco e morte i mercati sono tornati ad accorgersi che in un angolo non piccolo né remoto d’Europa si spara e si muore. Ma soprattutto comincia a temere che la carneficina non cesserà tanto presto come si era sperato dopo la vittoria di Trump. Tutte le Borse europee hanno chiuso in negativo. Milano la peggiore con una caduta dell’1,2%. Lo spread si è fermato a 122 punti con un piccolo passo avanti rispetto al livello precedente.
A incenerire le speranze delle Borse sono state le decisioni comunicate dal Cremlino: Vladimir Putin ha minacciato l’escalation nucleare come risposta all’annuncio degli Stati Uniti che consentiranno all’Ucraina in guerra di utilizzare i missili a lungo raggio per colpire il territorio russo.
Nessuno per la verità crede davvero a queste minacce. Tanto più che non sono certo un inedito. Lanciare un ordigno nucleare al confine di casa è un’operazione ad altissimo rischio. Sia fisico perché nessuno può evitare che il vento porti la contaminazione verso il territorio domestico, sia politiche perché la comunità internazionale ben difficilmente approverebbe. Dall’agosto 1945 nessuno ha più utilizzato un’atomica in territorio nemico mettendo in gioco la popolazione civile. Difficile giustificare i massacri.
Il timore vero dei mercati è un altro. Non la bomba atomica ma le bombe tradizionali. E cioè la continuazione della guerra. Il via libera della Casa Bianca ai missili sta ipotecando il futuro. Trump aveva promesso la pace in poco tempo ma ora le sue promesse appaiono più vaghe. Gli Usa hanno abbandonato Kabul in maniera precipitosa e affannata non diversamente da quanto fatto mezzo secolo fa ad Hanoi. Un’altra ritirata codarda da Kiev incrinerebbe l’egemonia Usa. Ed ecco la vera preoccupazione dei mercati: la guerra che sembrava all’ultimo giro riprende vigore. Le promesse di pace annunciate dalla prossima amministrazione Usa si stanno impantanando nel fango della steppa.
Le forze ucraine, infatti, hanno effettuato il loro primo attacco sulla regione occidentale di Bryansk al confine con la Russia usando missili forniti dall’Occidente attaccando una struttura militare, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Interfax.
In precedenza lo Stato maggiore ucraino aveva confermato un attacco su un centro logistico facendo esplodere munizioni depositate nel sito a circa 115 chilometri (71 miglia) dal confine con l’Ucraina. Né lo Stato maggiore né il Ministero della Difesa ucraino hanno voluto commentare quali missili sono stati utilizzati, affermando che le informazioni sono classificate. Il Ministero della Difesa russo ha affermato che le sue forze hanno abbattuto cinque missili e non sono state segnalate vittime.
“La reazione del mercato è logica, si poteva già percepire che la tensione stava aumentando”, spiega Andrea Tueni, responsabile delle vendite di trading presso Saxo Banque France. “Per il momento la reazione del mercato è contenuta, alcuni sono ancora in modalità attendista”. Temono come tutti che la giostra di morti e di sangue riprenda a girare a piena velocità.
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