La fine della Merica”: storico Franzina assente al… “Festival


La presentazione di “La fine della Merica”, la sua, per ora, ultima fatica editoriale, ci spinge ad evidenziare come lo storico vicentino Emilio Franzina, che ci onora della sua firma, con i suoi documentati, liberi anche se, per alcuni, rugosi scritti, sul web e sul mensile come anche sul n. 300 di VicenzaPiù Viva di luglio ora in edicola e sfogliabile anche online per gli abbonati web, sia assente tra i mille relatori al discusso e costoso “Italia-America Friendship Festival”, molti dei quali lontani dalla realtà vicentina protagonista del Festival settembrino o vicini in modo non proprio commendevole come Giovanni Villa, caro, però, all’ex sindaco Variati e all’organizzatore dell’evento Bulgarini dai tempi della sua direzione del Chiericati e della sua presenza nel Cda della Fondazione Roi, targata Gianni Zonin,
Una dimenticanza e un’assenza, quella di Emilio Franzina, che colpiscono, vista la sua statura accademica riconosciuta a livello internazionale e la centralità delle sue ricerche sulla vicenda italo-americana. Forse, come spesso accade con le voci libere e davvero competenti, a pesare è proprio la sua capacità di pensare criticamente, di documentare con rigore, di sottrarsi a ogni narrazione accomodante.

In questo contesto, leggere oggi il recentissimo ultimo volume di Franzina “La fine della Merica e altri saggi di storia dell’emigrazione italiana” (Quaderni di storia dell’emigrazione italiana, QASEI, 2025), pubblicato in collaborazione con il Centro Altreitalie e il Centro Internazionale di Studi sull’Emigrazione Italiana (CISEI), assume un valore ancora più potente. Non si tratta semplicemente di una raccolta di saggi ma di un mosaico articolato e profondo che restituisce una visione stratificata, a tratti dolorosa, del fenomeno migratorio italiano verso le Americhe, non solo una, con uno sguardo attento alle dinamiche storiche, sociali, politiche e simboliche.
Il libro-racconto di un’epopea collettiva che ha forgiato l’identità nazionale, tra nostalgia, retorica e verità storica
Nel volume La fine della Merica e altri saggi di storia dell’emigrazione italiana, Emilio Franzina — tra i massimi studiosi italiani del fenomeno migratorio — offre una lettura densa e articolata dell’esperienza migratoria italiana tra Ottocento e Novecento. L’opera, che raccoglie sei saggi inediti o rielaborati, costituisce tanto un bilancio storiografico quanto un appassionato esercizio di scavo nelle pieghe della “grande emigrazione”.
Franzina, con la consueta capacità di intrecciare microstorie e letture macro, restituisce al lettore non solo le cifre e le dinamiche migratorie, ma soprattutto i sentimenti, i miti, le contraddizioni che hanno accompagnato milioni di italiani nel loro viaggio verso l’ignoto: dall’America, simbolicamente la “Merica” del titolo, all’Europa interna, fino al ritorno o alla perdita irreversibile della patria.
Un titolo emblematico: la fine della Merica
“La fine della Merica” è molto più di un titolo suggestivo: è la cifra di una disillusione, il simbolo di un’epoca che si chiude. Il mito della “Merica” — deformazione popolare e affettiva di “America” — ha rappresentato per decenni una proiezione salvifica, una terra promessa dove ogni miseria si dissolveva. La fine di quel mito, che Franzina data tra gli anni Trenta e Cinquanta, segna anche la maturazione di una nuova coscienza storica. I migranti non tornano più solo per raccontare il sogno, ma anche per smascherarne le ombre.
Tra cronaca e letteratura, tra canzoni e archivi
Il merito di Franzina è duplice: da un lato affronta l’emigrazione con il rigore dello storico — fonti archivistiche, dati, documenti — dall’altro la racconta come un’epopea collettiva, fatta di canzoni, lettere, fotografie, poesie popolari. È uno dei pochi autori italiani, lui vicentino doc, a coniugare sguardo accademico e sensibilità narrativa, in una prospettiva di “storia totale” capace di abbracciare economia, politica, cultura e affetti.
Il saggio iniziale — che dà il titolo all’intero volume — analizza con lucidità il tramonto dell’età dell’oro dell’emigrazione transoceanica e le sue ripercussioni sul piano dell’immaginario collettivo. I successivi saggi si soffermano su momenti e aspetti diversi del fenomeno: dalle lotte per i diritti dei migranti, ai ritorni forzati, dai racconti di viaggio alle canzoni dell’esilio.
Il metodo Franzina: oltre la retorica
Uno degli elementi centrali dell’approccio di Franzina è la decostruzione della retorica migratoria. Senza mai cadere nella trappola dell’autocelebrazione o della nostalgia paralizzante, l’autore mostra come la narrazione dell’emigrazione italiana sia stata spesso manipolata, semplificata o romanticizzata.
Nel suo sguardo, la figura del migrante emerge come quella di un soggetto storico attivo, capace di scegliere, reagire, trasformare. Ma anche come una vittima di dinamiche globali, di interessi economici, di processi di esclusione e marginalizzazione.
Un approccio transdisciplinare e una scrittura viva
I saggi raccolti in questo volume si muovono tra storia economica, antropologia culturale, storia orale e microstoria, in un dialogo costante tra rigore metodologico e empatia per i protagonisti minori della storia. Franzina attinge a fonti d’archivio, stampa d’epoca, autobiografie, lettere, canzoni e testimonianze orali, restituendo alla migrazione italiana una densità umana e politica spesso trascurata.
Particolarmente interessanti sono le analisi su:
Il ruolo delle donne nell’esperienza migratoria, spesso ridotto a una nota marginale nei manuali scolastici;
Le identità ibride e i processi di adattamento linguistico, religioso, culturale degli emigrati nei contesti nord e sudamericani;
La propaganda e il ruolo delle istituzioni italiane, tra controllo sociale e diplomazia parallela;
L’idea del “ritorno”, spesso sognato, raramente realizzato, ma sempre presente nell’immaginario diasporico.
Un monito per l’oggi
Franzina non indulge mai in facili paralleli, ma offre strumenti per comprendere anche le attuali mobilità globali. In un’Italia che oggi assiste a un nuovo esodo giovanile e che fatica a fare i conti con le nuove forme di emigrazione e immigrazione, questo libro suona come un richiamo alla complessità, alla memoria, alla responsabilità storiografica.
In un’epoca come quella attuale, in cui i fenomeni migratori sono tornati al centro del dibattito pubblico — spesso in modo ideologico e semplificato — il lavoro di Franzina rappresenta un antidoto salutare. Ricordare la storia dell’emigrazione italiana significa anche ricordare che siamo stati migranti prima di diventare nazione. E che la memoria, se ben coltivata, può diventare strumento di solidarietà e comprensione.
Un libro necessario
La fine della Merica e altri saggi è, insomma, un’opera che ogni insegnante, amministratore, giornalista o cittadino curioso dovrebbe leggere. Non solo per conoscere un pezzo fondamentale della nostra storia, ma anche per imparare a raccontarla con rispetto, profondità e spirito critico. Franzina ci insegna che la storia dell’emigrazione non è finita: ha solo cambiato protagonisti. E che, forse, la Merica non è mai esistita davvero.
Titolo: La fine della Merica e altri saggi di storia dell’emigrazione italiana
Autore: Emilio Franzina
Editore: Quaderni di storia dell’emigrazione italiana – QASEI (n. 20, 2025)
Pagine: 82
Prezzo: € 22,00

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