La finale dell’Europeo di calcio femminile è stato l’evento più visto in tv del 2025 in Inghilterra
Decine di migliaia di persone hanno festeggiato la nazionale inglese femminile campione d’Europa, nel cuore di Londra, dopo il successo ai rigori sulla Spagna: un bagno di folla straordinario, tra musica, fuochi d’artificio e fumogeni, ha accompagnato il bus scoperto. Sul palco di fronte al Queen Victoria Memorial, a Buckingham Palace, la capitana Leah Williamson ha confessato di “aver pianto” per la commozione. L’attaccante Alessia Russo, di chiare origini italiane, ha detto: “È tutto surreale. È pazzesco vedere tante persone arrivare nel cuore di Londra per celebrare la nostra vittoria”. In queste ore, ha fatto festa anche la BBC: l’emittente britannica ha trasmesso l’europeo di calcio femminile organizzato dalla Svizzera e la finale di domenica contro la Spagna è stata l’evento più visto del 2025.
I numeri sono strabilianti. Il trionfo delle Leonesse a Basilea ha raggiunto il picco di 11,6 milioni di spettatori su BBC One, pari al 59% dell’intero pubblico televisivo. La copertura complessiva BBC+ITV ha registrato una visione di 16,2 milioni al momento dei rigori, con una media di 12 milioni che hanno seguito nei novanta minuti la grande sfida contro le campionesse del mondo, in quella che è stata la rivincita della finale iridata del 2023. In pratica, poco meno di un quarto dei 68 milioni di abitanti del Regno Unito, ma se si restringe il dato ai 56 milioni di cittadini inglesi, saliamo a poco più di un terzo: è abbastanza scontato che scozzesi, gallesi e nordirlandesi siano stati meno coinvolti dall’avvenimento.
Lo spirito nazionalistico made in England consiglia di fare adeguate riflessioni. Quando c’è di mezzo l’onore della vecchia Inghilterra, ci si stringe a corte, a prescindere dall’evento: calcio, freccette, bocce, va bene tutto. Nel caso del football, va tenuto conto anche delle delusioni ricevute dalla nazionale maschile, su tutte la finale dell’europeo persa nel 2021 a Wembley contro l’Italia di Roberto Mancini. Come ripete spesso Claudio Ranieri, che conosce bene la realtà d’Oltremanica, “due inglesi fanno un popolo, al contrario di noi italiani”. Aggiungiamo al discorso che, a parte l’ultima tappa del Tour de France e il Gran Premio del Belgio, il piatto forte del panorama sportivo di domenica è stato la partitissima contro la Spagna.
Al netto di queste considerazioni, c’è però un elemento di fondo: in Inghilterra il calcio femminile può contare oggi non solo sul campionato più ricco del mondo, ma anche su un seguito adeguato. I giornali e relativi siti, dal Times al Daily Mail, passando per il Guardian che è il più progressista e “open mind” del panorama, si occupano del football donne con continuità e vasta offerta informativa. Calciomercato, evoluzione delle squadre, campionati, personaggi e, naturalmente, gossip: non manca nulla. L’Inghilterra – ma anche il resto del Regno Unito – non fa più distinzione tra uomini e donne quando si parla di calcio. Il settore femminile ha raggiunto uno status importante grazie anche allo spirito di festa che accompagna le partite: l’assenza di qualsiasi forma di violenza assicura un tifo di tipo famigliare. Gli stadi sono frequentati da padri, madri e figli, persino nonni: un happening senza età. L’informazione è sostenuta anche dalla dialettica delle calciatrici, sicuramente superiore a quella dei colleghi maschi: più coraggio nelle prese di posizione, livelli più alti di discussione, meno frasi scontate, meno banalità.
Qualcosa del genere si comincia a intravedere anche in Italia. La vicecapitana delle azzurre, Elena Linari, dopo la sconfitta nella semifinale europea proprio contro l’Inghilterra, ha detto: “In Italia non siamo pronti ad accettare l’omosessualità. La situazione non sta migliorando ed è anche per il governo che abbiamo. Si sta riproponendo con forza la visione della famiglia tradizionale. Guardate quante aggressioni ci sono per due donne che camminano per strada mano nella mano. E’ assurdo parlare di questo nel 2025”. È assurdo parlarne, ma bisogna farlo.
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