Salute

La FDA approva il primo esame del sangue per la diagnosi di Alzheimer


Un semplice esame del sangue potrà favorire la diagnosi differenziale di Alzheimer nei pazienti statunitensi con i sintomi di una demenza. La FDA ha dato il via libera a un test che rileva nel plasma, la componente liquida del sangue, le tracce delle due proteine identificative della malattia di Alzhimer, la beta-amiloide e la tau. Si tratta del primo esame commerciale a essere approvato contro questa patologia, ma non finirà direttamente nelle mani dei pazienti. Sarà somministrato dai medici, e in condizioni ben definite.

Come si chiama (e che cosa trova) il nuovo test per l’Alzheimer

Il test ha il nome commerciale di Lumipulse G pTau217/ß-Amyloid 1-42 Plasma Ratio ed è prodotto dalla multinazionale di biotecnologie giapponese Fujirebio diagnostics. È un semplice esame del sangue che calcola il rapporto numerico tra i livelli di proteina beta amiloide (quella che aggrega nelle caratteristiche placche neurotossiche) e tau (responsabile dei grovigli neurofibrillari, altri depositi dannosi) rilevati, e li confronta con la presenza o l’assenza di placche amiloidi evidente dalle scansioni PET. Il test va in cerca di due forme particolari delle due proteine, la pTau217 e la beta-amiloide 1-42.

A chi è indirizzato l’esame

Il nuovo test andrà prescritto dai medici a pazienti sopra i 55 anni già affetti dai sintomi di una demenza, possibilmente dopo che siano già stati sottoposti a test neuropsicologici per accertare un declino cognitivo e a una scansione cerebrale per escludere la presenza di lesioni da ictus o di un tumore cerebrale.

Distinguere l’Alzheimer da altre demenze

La PET (Tomografia a Emissione di Positroni) è una tecnica diagnostica che usa un tracciante radioattivo per analizzare le funzioni metaboliche dei tessuti, ed è l’esame di elezione per la diagnosi di Alzheimer. Questo tipo di scansione permette di visualizzare la deposizione di placche amiloidi nel cervello ed è solitamente integrata con l’analisi del liquido cerebrospinale, il fluido che circonda il cervello e il midollo spinale e che scorre in prossimità dei tessuti cerebrali malati.

Se rileva un basso livello di beta-amiloide mentre la PET indica un accumulo di depositi amiloidi nei neuroni della corteccia cerebrale, allora è molto probabile ci si trovi in presenza di malattia di Alzheimer.

Non sempre però questi esami sono entrambi disponibili: la PET è una tecnica diagnostica molto costosa, e l’analisi del liquor una procedura invasiva che avviene mediante una puntura lombare. Il nuovo test può rilevare la presenza delle proteine associate all’Alzheimer e indirizzare i medici alla prescrizione dell’una o dell’altra tecnica per confermare la diagnosi.

È insomma uno strumento in più per affinare la diagnosi, che non va usato in autonomia ma va integrato alle metodologie già disponibili.

Quanto è accurato il nuovo test per l’Alzheimer?

L’esame ha un’accuratezza pari a quasi il 92% di quella di una PET o di un esame del liquido cerebrospinale nell’individuare le persone con Alzheimer. E raggiunge quasi il 97% di specificità rispetto agli altri due esami nel trovare i pazienti non affetti da Alzheimer. In meno del 20% dei casi – l’esame è stato validato su 499 soggetti – restituisce un risultato indeterminato. Proprio la sussistenza di falsi positivi o falsi negativi (e i rischi che una diagnosi errata di Alzheimer, o di assenza di esso, potrebbe comportare) impone che il test venga somministrato in unione con altre tecniche diagnostiche.

Cure e diagnosi più precoci

Altri esami del sangue prima d’ora sono stati usati in contesti di ricerca per rintracciare i biomarcatori dell’Alzheimer. Quello approvato ora è però il primo a ricevere un via libera al commercio, seppure con le limitazioni di cui abbiamo accennato. Il nuovo test permetterà a un numero maggiore di pazienti di ricevere una diagnosi accurata per la forma di demenza di cui soffrono – distinguendo, per esempio, tra Alzheimer, demenza vascolare o demenza a Corpi di Lewy, un’altra malattia neurogenerativa progressiva. E, con la corretta diagnosi in mano, di affrontare terapie precoci con la nuova generazione di farmaci anti-Alzheimer, in grado di rallentare un poco la progressione della demenza.

Escludere dai trattamenti le persone non affette da Alzheimer è ugualmente importante: queste terapie possono dare infatti effetti collaterali anche gravi.




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »