la destra fa mancare il numero legale
È bagarre al Consiglio superiore della magistratura. I consiglieri laici di centrodestra non hanno partecipato al dibattito e al voto sulla pratica a tutela di Raffaele Piccirillo, il magistrato attaccato da Carlo Nordio per aver rilasciato un’intervista sul caso Almasri. Senza i cinque eletti dal Parlamento, a Palazzo dei Marescialli è venuto a mancare il numero legale: la seduta del plenum è stata dunque riconvocata per domattina.
Venerdì scorso venti consiglieri avevano sottoscritto la richiesta di apertura pratica a tutela di Piccirillo, sostituto procuratore generale della Cassazione, che aveva criticato la gestione della vicenda Almasri da parte di Nordio, indagato per favoreggiamento e omissione d’atti d’ufficio. “L’altro giorno un magistrato in servizio si è permesso di indicare su un giornale tutti gli errori fatti dal ministro nel caso Almasri. Che un magistrato si permetta di censurare su un giornale le cose che ho fatto, in qualsiasi Paese al mondo avrebbero chiamato gli infermieri. Potrebbe essere oggetto di valutazione“, aveva detto Nordio durante un evento di Fratelli d’Italia. Poi, dopo la notizia della pratica a tutela di Piccirillo, il guardasigilli ha alzato il tiro: “Trovo ancora più scandaloso sia stato difeso da alcuni magistrati e peggio mi sento che il Csm abbia aperto una pratica a sua tutela”.
Meno di 24 ore dopo ecco che i consiglieri Enrico Aimi, Isabella Bertolini, Daniela Bianchini, Claudia Eccher, Felice Giuffré hanno fatto mancare il numero legale a Palazzo dei Marescialli. “La scelta di non partecipare al dibattito e al voto è maturata nella convinzione che l’adozione della proposta, nei termini e nei tempi in cui è stata presentata, possa trascinare il Csm in un conflitto istituzionale che non si addice alla funzione di garanzia che la Costituzione gli affida, con il rischio di trasformare l’Organo di governo autonomo in un improprio palcoscenico di confronto politico. Il Csm, come abbiamo più volte ricordato, non è la succursale dell’Associazione nazionale magistrati”, scrivono i cinque in un comunicato. “La partecipazione al voto – proseguono – è prerogativa democratica di dialettica assembleare. Con un iter incredibilmente rapido, di cui a memoria non si ricordano precedenti, la pratica a tutela del dottor Raffaele Piccirillo è arrivata oggi in plenum per il voto. La richiesta di apertura pratica era stata depositata presso la segreteria generale già alle ore 18.40 del 18 luglio, un venerdì, e al termine di una riunione straordinaria del Comitato di presidenza, il successivo 21 luglio, veniva immediatamente inviata alla competente Prima commissione. Quest’ultima, con una turbo istruttoria, in poche ore la votava e nella giornata di ieri veniva subito inserita nell’ordine del giorno aggiunto del Plenum odierno. Tutto è avvenuto senza alcun rispetto dell’ordine cronologico di trattazione di pratiche analoghe e delicate. Difficile non pensare che, grazie a questa tempistica accelerata, si sia voluto discutere questa pratica proprio all’indomani dell’approvazione della riforma della giustizia per polemizzare così con il Guardasigilli”.
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