la denuncia dei genitori della ragazzina pesarese, per lui condanna a 6 mesi per adescamento
PESARO Si spaccia per un minorenne in cerca della fidanzatina, finisce a processo con l’accusa di adescamento di minore. Ieri davanti al giudice monocratico del tribunale di Pesaro il caso di un uomo sulla 50ina, lombardo pluri pregiudicato per reati dello stesso tipo. Un adescatore seriale tanto da essere anche finito in carcere per l’attenzione “malata” che dedicava alle minorenni.
Il metodo
Le contattava tramite il suo profilo Instagram e aveva obiettivi in tutta Italia, motivo per cui procedimenti sono stati aperti in più tribunali nel paese. Questa volta l’obiettivo era stata una ragazzina di Pesaro. Il suo modus operandi era sempre lo stesso: creava falsi profili di ragazzi minorenni, con foto di giovanissimi prese da internet. E si spacciava per uno di loro.
Le chat
Aveva iniziato a chattare con una minorenne pesarese, convinta che stesse parlando con un coetaneo. Ma così non era, dietro quel falso profilo c’era l’adescatore. Da una chat all’altra, l’uomo era riuscito a carpire la fiducia della ragazzina fino a chiederle delle foto in cui potesse mostrarsi un po’ di più. Richieste che diventavano sempre più esplicite e piccanti, alle quali la ragazzina ha saputo mettere un freno, capendo che dall’altra parte non poteva più esserci quel coetaneo che si era presentato gentilmente all’inizio. Così ne ha parlato in famiglia e tutto è venuto a galla. Hanno denunciato tutto e le indagini hanno portato a scavare a ritroso dal profilo del minorenne a quello del 50enne adescatore lombardo. Verificati i profili, gli indirizzi Ip da cui partivano le chat su internet e soprattutto i numerosi precedenti, si è arrivati a incastrare l’uomo. Ieri è stato giudicato con rito abbreviato ed è stato condannato a 6 mesi in continuazione con una sentenza della corte di appello di Trieste.
Le condanne passate
L’uomo infatti era stato recentemente condannato a 1 anno e 8 mesi per lo stesso reato commesso ai danni di una minore del Firuli. Disposto anche il risarcimento di 3000 euro nei confronti della famiglia della ragazzina che si è costituita parte civile tramite l’avvocato Luca Pancotti.