La Città Proibita, il film che riporta il Kung Fu per le strade di Roma
Dopo “Freaks out”, del 2021, torna Gabriele Mainetti con in sala il suo ultimo film. Avevamo lasciato Bruce Lee vincente su Chuck Norris al Colosseo nell’indimenticato “L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente”. Cinquantatré anni dopo ecco tornare il kung fu per le strade di Roma. In una capitale completamente differente da quella del film diretto e interpretato da Lee. Sempre un bazar a cielo aperto ma in cui il melting pot è la norma e l’Oriente è collocato solo nei ristoranti e nelle palestre di karate di ispirazione di destra (gli anni ’70…). E tra i vari cittadini di origine straniera abbiamo mister Wang che gestisce il ristorante cinese “La città proibita”, attività che copre un giro di prostituzione. A Roma giunge anche Mei alla ricerca della sorella scomparsa. Mei è sempre stata tenuta nascosta dai genitori perché, come da prologo, in Cina vigeva ancora la legge del figlio unico; per cui era proibito avere più di un bambino in famiglia. Mei scopre che la sorella Yun è scomparsa ed è decisa a recuperarla. Esperta di arti marziali, intraprende un viaggio alla ricerca di Yun che la porterà a fare scoperte inattese e a legarsi a un cuoco italiano, Marcello, figlio della proprietaria del locale. Entrambi scopriranno che i loro destini sono uniti da un segreto…
Dopo le avventure degli “X Men” marginali e deformi di “Freaks out”, che inventa una fantasia sul periodo della resistenza italiana, Mainetti prosegue sull’onda avventurosa-fumettistica-camp che già era stata esplicitata nel primo lungometraggio dell’autore, “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Mainetti alza ulteriormente il tiro e si avvale di un grosso budget per perseguire una linea che esca completamente dalle dinamiche da tinello del cinema nostrano. Eppure paradossalmente “La città proibita” è un film profondamente da tinello, corroborato da eccellenti ma estenuanti sequenze di combattimento di kung fu. Se togliamo questi momenti, a livello delle produzioni internazionali grazie anche all’apporto della celebre stunt Yaxi Liu qui per la prima volta protagonista di un film, il racconto di questa storia di una ricerca che si tramuta in doppia vendetta è narrativamente prevedibile.
Appare chiaro ad un terzo del film come stanno in realtà le cose e chi è il vero responsabile di tutta la macchinazione. Inoltre è la presenza del cast italiano a far rimanere la pellicola ancorata a dinamiche non dissimili a una puntata qualsiasi del simpaticissimo “Ispettore Coliandro”. Ecco, in questo passo in avanti molto ambizioso, Mainetti perde la “I” e diventa un terzo Manetti bros. Oltre al non efficace co protagonista sono proprio le presenze di Giallini e Ferilli, senza nulla togliere alle loro capacità, a impedire al film di spiccare il volo. Proprio perché viene loro richiesto di ripetere loro stessi per l’ennesima volta.
Così, tra momenti emozionanti, scene girate con grande professionalità, abbiamo i momenti più intimistici, quelli dove si sviluppano i perché e le dinamiche relazionali del racconto, che restano nell’alveo della parrocchietta italiana; oltre ad essere montate in maniera rigida e alternate narrativamente in modo schematico, privo della fluidità necessaria per amalgamarsi con gli highlights del film. E se da una parte il film di Mainetti persegue una logica “differente” all’interno del nostro mercato cinematografico è pur vero che anche come film di “genere”, o di generi, arriva un po’ fuori tempo massimo.
Restano le nobili intenzioni e la tecnica dell’autore e della produzione che meritano comunque fiducia ma forse si potrebbe rischiare di più. Il film non ha finora entusiasmato al botteghino, forse per una errata mancanza di fiducia da parte del pubblico a rischiare di uscire dal cinema intimista o di commedia italiano più che alla qualità del film. Ma resta che nonostante tutto anche in questo “La città proibita” siamo più in “provincia” di quel che si crede. Compresa la prevedibile citazione di “Vacanze romane” mentre i due protagonisti sviluppano un sentimento d’amore che appare così, d’amblèe. Come da copione, per dire.
E per la cucina fusion forse dovremo aspettare ancora un po’.
LA CITTA’ PROIBITA
(Italia, 2025)
Regia: Gabriele Mainetti
Con: Yaxi Liu, Enrico Borello, Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Luca Zingaretti, Chunyu Sansan
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