La Cina punta sul sistema Storm Eye: come funziona il ciclone per la guerra elettronica
Gli scienziati cinesi stanno lavorando allo sviluppo di un’innovazione molto particolare che potrebbe aiutare le forze armate di Pechino in caso di necessità. I riflettori sono puntati su una tecnica avanzata di guerra elettronica in grado di creare una zona di “calma elettromagnetica”, simile all’occhio di un ciclone, al centro di un ambiente caratterizzato da un intenso disturbo dei segnali. Questo ombrello dovrebbe consentire al Dragone di proteggere le proprie truppe e gli alleati dalle interruzioni del segnale, disabilitando al contempo le comunicazioni nemiche. Parliamo ovviamente di una tecnologia ancora in fase iniziale e la cui fattibilità è stata verificata soltanto attraverso simulazioni al computer. Ecco, in ogni caso, come funziona il possibile jolly della Cina.
L’ultima innovazione della Cina
Come ha spiegato il South China Morning Post, questa tecnologia si basa su piattaforme aeree coordinate e non presidiate che emettono interferenze a radiofrequenza (RF) sintonizzate con precisione. Regolando la forma d’onda, l’ampiezza, la fase e la temporizzazione relativa dei loro segnali, questi droni possono generare un segnale nullo mirato in posizioni amichevoli, dove i segnali di disturbo vengono annullati. “Nelle condizioni di simulazione di un rapporto interferenza-segnale di 20 dB, l’interferenza elettromagnetica sull’utente legittimo target può essere ridotta a zero“, ha scritto il team guidato da Yang Jian, professore presso il Beijing Institute of Technology, in un articolo sottoposto a revisione paritaria pubblicato sulla rivista cinese Acta Electronica Sinica.
Una simile duplice capacità – disturbare gli avversari e proteggere gli alleati – rappresenta un’evoluzione significativa rispetto alla guerra elettronica tradizionale, che spesso si basa sulla forza bruta. Questa solitamente si presenta sotto forma di disturbo omnidirezionale che interrompe qualsiasi cosa nel raggio d’azione, amico o nemico, secondo Yang e i suoi collaboratori del National Key Laboratory of Wireless Communications di Chengdu, nel Sichuan. Il concetto si basa su due droni che agiscono in tandem. Uno funge da jammer principale, prendendo di mira i radar o le comunicazioni nemiche; il secondo agisce come un “nullificatore coordinato”, emettendo un contro segnale progettato per interferire in modo distruttivo con l’onda di disturbo in un punto specifico, solitamente dove operano forze amiche. Quando i due segnali convergono, si annullano a vicenda in quel preciso punto, creando il nullo.
Obiettivo guerra elettronica
In base a quanto emerso, il successo della tecnica dipende dalla sincronizzazione a livello di nanosecondi tra le due piattaforme. Anche piccoli errori di clock – misurati in picosecondi – possono disallineare i segnali, indebolendo il punto nullo o spostandolo fuori bersaglio. Attenzione però: il team ha spiegato che la sincronizzazione perfetta è irraggiungibile nelle condizioni reali.
Per risolvere questo problema, hanno incorporato algoritmi adattivi che utilizzano il feedback dalla zona nulla per monitorare costantemente l’interferenza residua e regolare i segnali dei droni in tempo reale. Utilizzando tecniche di discesa del gradiente, il sistema ottimizza fase e ampiezza per aumentare la zona nulla anche al variare delle condizioni.
Questo livello di sofisticatezza è in linea con i recenti sviluppi presentati al salone aeronautico di Zhuhai dello scorso anno, dove la Cina ha presentato nuovi pod per la guerra elettronica per droni a lunga autonomia e media altitudine, piattaforme ideali per un dominio
elettronico duraturo su regioni contese come lo Stretto di Taiwan. Questi pod integrano il rilevamento delle minacce, il jamming, l’installazione di esche e contromisure laser contro i missili guidati a infrarossi.
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