Economia

La Cina punta ancora sul carbone fino al 2027


La Cina continuerà a costruire nuove centrali a carbone almeno fino al 2027, in quelle regioni dove sarà necessario per soddisfare la domanda elettrica nei momenti di picco o per garantire la stabilità della rete. È quanto emerge dalle nuove linee guida pubblicate il 14 aprile dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma e dall’amministrazione nazionale dell’energia, che definiscono gli obiettivi per l’ammodernamento del sistema elettrico basato sul carbone.

Una decisione che potrebbe sollevare interrogativi sull’effettiva volontà di Pechino di ridurre gradualmente l’uso del carbone nel periodo 2026–2030. Le autorità cinesi, tuttavia, precisano che i nuovi impianti a carbone non devono essere considerati un ritorno al passato, bensì una forma di supporto per le fonti rinnovabili, la cui produzione è soggetta a variabilità legata alle condizioni meteorologiche come sole e vento.

Le linee guida impongono requisiti più stringenti anche dal punto di vista ambientale. Le nuove centrali dovranno infatti garantire emissioni di C02 per unità di energia prodotta inferiori del 10-20% rispetto agli impianti attivi nel 2024. Inoltre, parte del parco impiantistico esistente dovrà essere adeguato a questi nuovi standard. Un ulteriore obiettivo sarà rendere i nuovi impianti — e quelli modernizzati — capaci di modulare in modo sicuro e affidabile la loro produzione, così da rispondere prontamente ai picchi di domanda.

Questo piano si inserisce in un contesto in cui il carbone continua ad avere un ruolo centrale nella strategia energetica cinese. Un recente rapporto dell’Associazione cinese del carbone ha infatti indicato che il consumo nazionale di carbone non raggiungerà il picco prima del 2028, in contrasto con altre previsioni che stimavano un rallentamento già a partire da quest’anno.

Secondo l’associazione, l’aumento dell’utilizzo di carbone nei settori dell’energia e della chimica nel 2024 sosterrà un lieve incremento nei consumi, compensando la flessione della domanda nei comparti dell’acciaio e dei materiali da costruzione. Un segnale che, se da un lato conferma l’impegno verso una maggiore efficienza e flessibilità degli impianti, dall’altro evidenzia la distanza ancora significativa da un reale superamento del carbone.


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