La Chiesa americana è preoccupata. Il presidente rispetti la dignità umana
Monsignor Timothy Broglio, lei è presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America. Tra qualche giorno sarete chiamati a eleggere il nuovo presidente. La Chiesa americana cosa si aspetta?
«Ci aspettiamo un presidente che rispetti i diritti umani, la dignità della persona, che tuteli i più poveri, che trovi una soluzione alla questione dei migranti. Questa è una situazione che in Italia è più grande ma anche negli Stati Uniti è diventata preoccupante. E poi la situazione economica del Paese, che è migliore di quanto si dice ma rimane comunque una preoccupazione».
Il Papa ha criticato entrambi i candidati, Trump e Harris, dicendo che uno è contro i migranti e l’altra a favore dell’aborto. Sul tema delle migrazioni qual è la situazione negli Stati Uniti?
«Ci sono tensioni perché siamo un paese di migranti: i miei nonni, ad esempio, sono arrivati negli Usa dall’Italia, così come tanti altri. Non è necessario andare troppo indietro negli anni per trovare qualcuno che abbia origini da altri Paesi. Purtroppo, però, tanti usano questa situazione come argomento per chiudere le frontiere e fare delle leggi forti, che vanno contro chi arriva da fuori. Come Chiesa americana abbiamo sempre detto che bisogna pensare a una legge sui migranti che sia giusta, dobbiamo lavorare su questo tema. Tanta gente è obbligata a spostarsi, dobbiamo far sì che questo problema si risolva nei loro Paesi. Lì possiamo fare qualcosa».
Invece sull’aborto?
«Insistiamo sempre sulla dignità della persona umana, dal concepimento fino alla morte naturale. Speriamo che il nuovo presidente possa tenerne conto. Cerchiamo di trovare sempre una soluzione che rispetti la vita. Se si dice che si può uccidere il non ancora nato nel grembo della madre, è difficile insistere sul valore della vita umana. Dobbiamo coltivare un senso di rispetto».
Come farà un cattolico a scegliere tra i due candidati?
«È molto difficile! Noi come Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America, ma anche come vescovi individuali non abbiamo mai dato indicazioni di voto: credo che ciascun americano debba andare a votare secondo coscienza, vedere cosa dicono i due candidati e fare la scelta giusta».
A suo parere c’è ancora il rischio di disordini sociali dopo i risultati elettorali?
«Il rischio c’è sempre, ciò che è già successo a Capitol Hill è stata un’esperienza orribile e speriamo che non succeda di nuovo. Bisogna rispettare la Costituzione e il sistema elettorale. Che ci sia una truffa elettorale di queste dimensioni è quasi impossibile oggigiorno, speriamo che la gente ragioni un po’».
C’è anche il tema delle armi che preoccupa molto, una questione che è entrata anche nella campagna elettorale dopo l’attentato a Trump
«Certamente è preoccupante! Posso capire l’uso delle armi per la caccia, non posso capire, invece, perché uno debba avere un M16 in casa! Serve trovare una formula per limitare l’accesso».
A proposito di armi, lei è anche Ordinario Militare per gli Stati Uniti d’America. Il Papa ogni settimana rinnova gli appelli perché si fermino le guerre. Perché a suo parere non viene ascoltato dalle grandi potenze?
«Non so darmi una spiegazione, sembra che nessuno pensi, ad esempio, alle possibilità di espansione di questa guerra in Medio Oriente. Peraltro, le potenze più importanti potevano intervenire e insistere sulla fine del conflitto, ma non ci sono stati passi in avanti».
Lei sente il rischio di una terza guerra mondiale?
«Sì, lo percepisco. E vedo anche che i militari si preparano per un conflitto più grande. È vero che devono essere sempre preparati, ma non ci sono segnali positivi».
La Chiesa chiede con forza la pace, quest’estate a Indianapolis oltre 50mila cattolici si sono radunati per il Congresso Eucaristico Nazionale.
La fede è davvero in crisi come si dice?
«Non c’è crisi, ciò che abbiamo visto a Indianapolis è stato incredibile. C’erano anche tanti giovani, segno che la Chiesa riesce ancora a farsi capire anche dalle nuove generazioni».
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