Lazio

la cena all’aperto costa il doppio ai ristoratori

Non è più un timore, ma una realtà che pesa come un macigno sulle spalle di bar e ristoranti romani. I conti dell’occupazione di suolo pubblico (Osp), indispensabili per allestire tavolini, sedie e dehors all’aperto, sono esplosi: +35% in media, con punte che raggiungono un clamoroso 200%.

Il nuovo regolamento, approvato dall’Assemblea capitolina e in vigore da marzo, ridisegna le regole per tavolini, sedie e dehors, dal cuore di Roma fino alle periferie. Cambiano i parametri, i costi e persino l’arredo, vincolato a un catalogo comunale obbligatorio.

Tutti, compresi i dehors autorizzati in deroga durante l’emergenza Covid, dovranno adeguarsi entro il 31 dicembre 2025, pena la perdita del diritto a servire all’aperto.

Gli esempi parlano da soli: a largo Arenula il canone è passato da 15 mila a 25 mila euro l’anno, in via Veneto da 38 mila a 45 mila. Un salasso che rischia di stravolgere i bilanci delle imprese.

Le associazioni di categoria lanciano l’allarme. «Si registrano aumenti indiscriminati fino a un 200% anche per soli 40 metri quadri», denuncia Angelo Di Porto, presidente di Assoturismo Roma.

Sulla stessa linea Claudio Pica, presidente di Fiepet Confesercenti: «Molti operatori lamentano la poca chiarezza del regolamento e le nuove norme per il centro storico. Servono regole certe, ma oggi regna il caos. Chiediamo un confronto diretto con il sindaco Gualtieri e l’assessora Lucarelli per trovare una soluzione comune ed evitare proteste di piazza».

Oltre agli aumenti, pesa anche l’incertezza burocratica: chi avrà bisogno di una nuova concessione dovrà affrontare iter complessi, tempi lunghi e costi altissimi, senza la certezza di ottenere l’autorizzazione.

«Un colpo durissimo – rincara Di Porto – per una categoria che dovrebbe rappresentare un vanto del made in Italy, e che invece viene penalizzata ancora una volta».

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