La Carovana Acli promuove pace, disarmo e giustizia sociale – CRONACA
Tappa trentina, a Rovereto, oggi, 13 novembre, per la Carovana della Pace delle Acli partita da Palermo il 2 settembre e conclusione a Milano il 10 dicembre, prima di arrivare il 15 dicembre a Strasburgo per consegnare un manifesto all’Europarlamento.
«È l’Italia del lavoro – scrivono le Acli – che si rimette in cammino per promuovere la pace, il disarmo e la giustizia sociale abbracciando i luoghi della quotidianità: scuole, fabbriche, cooperative, cantieri, campi agricoli, università, ospedali.
Luoghi che possono allontanare la diffidenza e superare barriere creando inclusione, integrazione, dialogo, rispetto, dignità, emancipazione e opportunità di futuro anche per le persone più fragili in un mondo sul baratro del conflitto mondiale, in un’Europa che spende centinaia di miliardi di euro per il riarmo, risorse sottratte al welfare, e converte il mercato dell’automobile in mezzi militari.
Mentre la diplomazia, la comunicazione fra chi la pensa in modo diverso sembrano sconfitte e la guerra fa nuovi poveri, nota il presidente delle Acli Trentine Walter Nicoletti: “La pace si costruisce attraverso un’economia di pace, intrisa di relazioni, equilibri, giustizia e promozione sociale, sviluppo umano. Un’economia che metta al centro lo sviluppo della persona umana e l’ambiente”.
La visita trentina della delegazione delle Acli nazionali ha avuto inizio alla Manifattura: il primo nucleo risale al 1854: alle “zigherane” venne messo a disposizione l’incunabolo, un asilo nido per poter tornare al lavoro 40 giorni dopo il parto, è stato ricordato durante la visita a quello che oggi è l’incubatore d’impresa di Trentino Sviluppo che, tra le altre cose, gestisce per conto della Provincia alcuni bandi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. Fondo che, ironia della sorte, non può finanziare aziende che commercializzano, lavorano o coltivano tabacco.
La Carovana della Pace si è spostata al Mas del Gnac di Isera sede del Progetto Teseo della cooperativa sociale Gruppo 78 che occupa ragazzi con disagio psichico e sociale per produrre farine, trasformati e sciroppi e rifornisce una cinquantina di realtà sul territorio.
Terza sosta il laboratorio della Locanda del Barba a Isera impiega e punta a formare e assumere ragazzi autistici. Obiettivo per il 2026 è assumere 10 dipendenti che vanno ad aggiungersi ai 10 già assunti. Qui si producono 300 chili di pasta, oltre a inclusione e opportunità. “Perché la terapia migliore è il lavoro” ha detto il presidente della Cooperativa Sociale Dal Barba Alessandro Pontara».
La Carovana è arrivata in Veneto il 4 novembre (nella foto), ha fatto tappa a Venezia e provincia, poi a Padova, quindi giovedì scorso a Longarone (Belluno), ieri a Verona, prima di raggiungere il Trentino e domani sarà a Brescia. TUTTE LE TAPPE
IL DISCORSO DEL PRESIDENTE ACLI TRENTINE WALTER NICOLETTI
L’interrogativo che le Acli intendono porre alla società italiana ed europea con la Carovana della Pace si riferisce allo stretto rapporto che esiste fra economia, finanza e guerra.
Il mondo si trova sul baratro di un conflitto globale, che non esclude il ricorso al nucleare, perché è in crisi il modello economico e finanziario sul quale si è retto nell’ultimo trentennio il sistema unipolare e neoliberista.
Un sistema che ha generato la finanziarizzazione dell’economia, la deindustrializzazione dell’Occidente e l’impoverimento di ampi strati di popolazione, dal ceto medio alle classi più povere.
È un sistema che non regge perché non era previsto l’emergere dei nuovi giganti asiatici e del sud del mondo come Cina, India, Brasile e Sudafrica. Non almeno nella forma di superpotenze non solo economiche ed energetiche, ma anche e soprattutto politiche, culturali e, so posso dirlo, spirituali.
È in crisi pertanto anche l’egemonia dell’Occidente sul mondo e la guerra sembra l’unica risposta di fronte all’emergere di un mondo multipolare.
In questo contesto, oltre al no alla guerra, diventa fondamentale promuovere un’economia di pace all’interno di un modello di sviluppo che contempli il limite della crescita e la necessità di democratizzare l’idea stessa di sviluppo economico.
L’insostenibilità del modello neoliberista, evidenziata anche da papa Francesco in diverse encicliche destinate a passare alla storia come pietre miliari di una nuova cultura politica, si evidenzia non solo nelle contraddizioni sociali e nelle povertà emergenti, ma anche nelle evidenti contraddizioni e problematiche ambientali che compromettono la vita stessa sul pianeta.
Ecco allora che è fondamentale tornare al lavoro in una prospettiva di pace. La pace si costruisce attraverso un’economia di pace, intrisa di relazioni, equilibri, giustizia e promozione sociale, sviluppo umano.
Nel corso di un recente incontro nazionale, l’Alleanza contro le povertà in Italia, iniziativa lanciata dalle Acli assieme a decine di altre associazione del sociale, è stato affermato che MENTRE IL MONDO PARLA DI PACE, LA GUERRA FA NUOVI POVERI in quanto le crisi internazionali alimentano disuguaglianze, carestie, migrazioni forzate e precarietà economica.
Nel comunicato dell’Alleanza in occasione della giornata mondiale contro le povertà si afferma che:
il conflitto in Ucraina, la guerra a Gaza e le tensioni diffuse in Medio Oriente e in Africa hanno generato una nuova ondata di povertà globale: l’aumento dei costi energetici e alimentari, le interruzioni delle catene di approvvigionamento e l’incertezza geopolitica spingono milioni di persone verso la marginalità.
Secondo la Banca Mondiale, attualmente oltre 700 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di povertà estrema. La corruzione dei governi, lo sfruttamento coloniale ma soprattutto i numerosi conflitti in diverse parti del mondo, soprattutto nella parte di mondo più fragile, sono tra gli ostacoli principali allo sviluppo socio-economico.
Per questo, Alleanza contro la povertà lancia anche un forte e accorato appello per una pace vera e giusta, che comprenda il riconoscimento, la ricostruzione e il ripristino della dignità e dei diritti.
Tutto questo mentre in Europa l’inflazione e la crisi abitativa hanno fatto crescere il numero di persone in povertà di oltre 4 milioni in due anni (dati Eurostat 2024).
Per quanto riguarda il nostro Paese, proprio nei giorni scorsi il nuovo rapporto dell’Istat sulla povertà in Italia ha confermato una realtà che non cambia: oltre 5,7 milioni di persone (il 9,8% dei residenti) vivono in condizioni di povertà assoluta. Le famiglie coinvolte sono circa 2,2 milioni (8,4%).
In Trentino, secondo il recente Rapporto della Caritas, circa 60mila persone – equivalenti a più di 25mila famiglie–risultano oggi a rischio di povertà o esclusione sociale. Si tratta di famiglie con redditi modesti, lavori precari o discontinui e, in parte, di nuclei che sperimentano condizioni di grave deprivazione materiale. Nel 2023 (ultimo dato disponibile) le persone in tale specifica condizione (grave deprivazione materiale) erano circa 17 mila.
Tutto questo avviene mentre in Europa si è approvato un piano di finanziamento per nuovi armamenti che faranno lievitare le spese dagli attuali 300 miliardi di euro a 800 miliardi. Il ReArm Europe prevede nuovi flussi finanziari da destinare ad una guerra che verosimilmente si dovrebbe scatenare fra alcuni anni e che, stando alle politiche già presenti in paesi come la Germania e la Polonia, verrebbe sostenuta dal ritorno alla leva obbligatoria.
Già oggi in Polonia ai giovani studenti si dispensano lezione di tiro, mentre in Italia appare del tutto normale che l’esercito entri nelle scuole per propagandare la corsa agli armamenti.
Mentre si ricorre agli armamenti si registra la diminuzione delle risorse per la sanità, l’istruzione, la prevenzione, la sicurezza e l’infrastrutturazione del territorio, la difesa dell’ambiente, la ricerca e l’innovazione.
In un suo recente intervento sulla rivista di Libera, don Ciotti scrive che chi ci governa presenta il riarmo come una scelta obbligata, da perseguire anche a spese del welfare. Serve contrattaccare sul piano morale, alzare la voce: se vuoi la pace, prepara la pace.
Fin dall’antichità i potenti provano a convincerci che “se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra”. E anche se il mondo è radicalmente cambiato negli ultimi decenni, dopo la tragedia delle guerre mondiali, questa massima continua a dettare la linea. Secoli di progresso scientifico e tecnologico, filosofico, politico e sociale non sono bastati a ribaltare la prospettiva. Denunciamo gli orrori delle guerre lontane – sempre meno! – da noi, ma nulla facciamo per prevenire quelle che potrebbero travolgerci a breve. Invece di ripudiare l’ipotesi di nuove guerre, come vorrebbe la Costituzione, pensiamo a farci “trovare pronti”. Pronti a combattere, s’intende.
Ha detto Papa Leone XIV: “Come è possibile che ci sia pace in un mondo che si affida alla legge del più forte e del più ricco, a scapito del diritto internazionale?”. Mi pare che questo richiamo sia ugualmente valido per l’Oriente e l’Occidente, il capitalismo nelle sue varianti socialista o liberista, le dittature e le democrature, chi punta ad ampliare militarmente i propri confini e chi invece li difende facendo la guerra al più derelitto degli “eserciti”: quello delle persone migranti in cerca di dignità.
Per questo le Acli, assieme alle istituzioni per la pace, le forze sociali, del volontariato e della società civile, intendono rilanciare un modello di sviluppo e di relazioni umane che ponga al centro la persona umana e l’ambiente, assieme ad un’idea di futuro rivolta alle nuove generazioni.
Dobbiamo in altre parole unire in un unico grande progetto di sviluppo umano i temi della pace, con quelli del lavoro, della giustizia sociale, della qualità della vita, così come dell’equità, della cultura del limite e della sobrietà per costruire un mondo davvero migliore ad iniziare da come viviamo giorno per giorno.
La Carovana della Pace delle Acli con le sue 70 tappe in Italia ha voluto sottolineare il ruolo costruttivo del mondo del lavoro come costruttore di pace.
A Milano il 10 dicembre e a Strasburgo il 15 dicembre: spettacolo Time (Giovani Acli, ragazzi Enaip e FAP).




