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La Bce taglia il costo del denaro di 25 punti base, il tasso su depositi scende al 2%

Ancora un taglio. La Bce ha ridotto ieri il costo ufficiale del credito per l’ottava volta dalla scorsa estate, abbassandolo di 0,25 punti percentuali. Il tasso sui depositi scelde al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,15%, quello sui prestiti marginali al 2,40%. Soprattutto, pubblica nuove proiezioni macroeconomiche che segnalano come la fase di alta inflazione potrebbe essere giunta alla fine. «La maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo indica che l’inflazione si assesterà, in modo duraturo, intorno all’obiettivo del 2 % a medio termine», spiega il comunicato pubblicato subito dopo la decisione.

Le proiezioni macroeconomiche mostrano così che l’inflazione potrà calare al 2.0% medio annuo nel 2025, all’1,6% nel 2026 per tornare al 2.0% nel 2027. «Le revisioni al ribasso rispetto alle proiezioni di marzo, pari a 0,3 punti percentuali sia per il 2025 sia per il 2026, riflettono principalmente – continua il comunicato – ipotesi più basse sui prezzi dell’energia e un euro più forte». . L’indice core salirà del 2.4% in 2025 e dell’1.9% nel 2026 e 2027, con poche variazioni rispetto a marzo.

POco variate le previsioni sulla crescita. Lo staff della Bce indica una crescita media del Pil reale pari allo 0,9 % nel 2025 (invariato rispetto a marzo), all’1,1 % nel 2026 (dall’1,2%) e all’1,3 % nel 2027 (invariato rispetto alle proiezioni precedenti). «La proiezione di crescita invariata per il 2025 – continua il comunicato – riflette un primo trimestre più forte del previsto, combinato con prospettive più deboli per il resto dell’anno».

Il nodo restano i dazi. «L’incertezza che circonda le politiche commerciali dovrebbe gravare sugli investimenti delle imprese e sulle esportazioni, soprattutto nel breve termine», continua la Bce; anche se «il maggiore investimento pubblico in difesa e infrastrutture sosterrà sempre più la crescita nel medio periodo. Redditi reali più elevati e un mercato del lavoro solido consentiranno alle famiglie di spendere di più. Insieme a condizioni di finanziamento più favorevoli, ciò dovrebbe rendere l’economia più resiliente agli shock globali».


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