Kirsty Coventry delfina di Bach, la rivoluzione dimezzata della prima donna a capo del Cio
La prima presidente donna e africana nella storia del Comitato Olimpico Internazionale. Kirsty Coventry, 41 anni, ex nuotatrice dello Zimbabwe, olimpionica ad Atene 2004 e Pechino 2008, è la nuova numero uno dello sport mondiale. Messa così, la sua elezione alla guida del Cio sembra l’annuncio di una rivoluzione. Col solito pragmatismo che richiede la politica, è anche la scelta più conservativa che i capibastone dello sport potessero fare, riuniti in un lussuoso resort alle porte di Atene.
Coventry è soltanto la decima presidente di sempre, a conferma di quanto questa istituzione ami la tradizione, i mandati lunghi (adesso è di otto anni, più quattro) e sia refrattaria al cambiamento. Prende il posto di Thomas Bach, che era in carica dal 2013 e a cui i boiardi sportivi avevano pure proposto una proroga contra legem, che lui ha preso in considerazione, salvo poi ripiegare sulla comoda poltrona di presidente onorario, su cui siederà a partire da oggi, al fianco della delfina che è riuscito a imporre alla presidenza.
Le urne erano molto incerte, con ben sette candidati diversi e il complicato meccanismo di voto del Cio, che prevede che i membri della stessa origine dei candidati non partecipano fino a quando il loro connazionale non viene eliminato. Poteva diventare uno stillicidio, invece Coventry ce l’ha fatta al primo colpo prendendo esattamente il numero dei voti che serviva: quarantanove. Alle sue spalle, a quota 28, il rivale più accreditato alla vigilia, Juan Antonio Samaranch Jr., figlio d’arte (suo padre fu presidente dal 1980 al 2021, molto controverso per la sua vicinanza al dittatore Francisco Franco). Staccati gli altri: il capo dell’atletica Sebastian Coe 8, Watanabe 4 (ginnastica), Lappartient 4 (ciclismo), Eliasch 2 (sci) e il principe di Giordania Feisal fermo a due. Si pensava che apparentamenti ed alleanze avrebbero potuto rimescolare le carte dal secondo giro, ma non ci si è nemmeno arrivati.
Nel discorso di rito, la nuova numero uno dice che “oggi i soffitti di cristallo sono stati infranti”. Più prosaicamente, però, l’elezione della prima presidente donna può anche essere letta come la dimostrazione di forza di un potentissimo maschio bianco, che è riuscito a passare uno per uno i suoi voti alla candidata che aveva individuato come più presentabile e più funzionale per garantire l’attuale sistema di potere, che del resto ha funzionato negli ultimi anni. La gestione Bach ha attraversato un periodo molto complicato a livello sociale e geopolitico (l’epidemia del Covid, poi la guerra in Ucraina): sempre improntata al politically correct, è stata su certi aspetti anche piuttosto pasticciata, come per le mille giravolte sulla partecipazione della Russia alle gare, o le direttive poco chiare sugli atleti transgender per cui è stato anche messo nel mirino dal nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Il Cio, però, con lui si è confermato un colosso, ha ribadito la centralità dei suoi eventi e ha portato il fatturato a toccare i 7,6 miliardi di dollari nell’ultimo ciclo olimpico, un aumento senza precedenti. I 109 membri del Cio, che costituiscono il corpo elettorale sulla base di requisiti piuttosto opinabili, hanno confermato di stare ancora dalla sua parte. Tra questi, nonostante lo scrutinio segreto, ci sono probabilmente anche gli italiani: Giovanni Malagò, che ha sempre ostentato una grande amicizia con Bach, la sua delfina Federica Pellegrini (che è riuscita a piazzare pure al Cio) e Ivo Ferriani. Per l’Italia, l’elezione di Coventry è una buona notizia (ma non sarebbe cambiato troppo nemmeno con Samaranch jr.: a certi livelli i rapporti sono ottimi ovunque), e forse pure una suggestione.
Lo schema che ha avuto così tanto successo al Cio, con la giovane Coventry a prendere il comando e il vecchio Bach a muovere i fili da presidente onorario, magari potrebbe tornare comodo anche in Italia, fra qualche mese, per le elezioni del Coni. Quando Malagò dovrà farsi da parte (se come pare il governo non gli concederà la proroga richiesta), e allora potrebbe puntare su una figura simile per la presidenza della giunta, dove lui continuerà comunque a sedere, e contare, proprio in virtù della carica di membro Cio. Una giovane ex atleta sarebbe sicuramente più spendibile di fronte al governo e all’opinione pubblica di tanti boiardi che si stanno auto-proponendo per la poltrona più ambita. Ma questa è un’altra storia, tutta italiana.
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