Kind of Mils: Fresu omaggia un gigante della musica jazz
La rassegna Note Nuove di Euritmica, ospita nella giornata di mercoledì 11 dicembre, alle 20.45 al Palamostre di Udine, “Kind of Miles” con Paolo Fresu.
Per raccontare Miles Davis, artista mitico per antonomasia, uno dei più grandi del Novecento, al fianco di Paolo Fresu (tromba, flicorno e multi-effetti) ci saranno Bebo Ferra (chitarra elettrica), Dino Rubino (pianoforte e Fender Rhodes Electric Piano), Marco Bardoscia (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Filippo Vignato (trombone, multi-effetti elettronici e keyboard), Federico Malaman (basso elettrico), Christian Meyer (batteria).
Fresu, Jazz e teatro: non è una novità per lei.
«In effetti con “Kind of Miles” chiudo il cerchio di una trilogia iniziata con “A tempo di Chet”, sulla vita di Chet Baker, e proseguita con “Tango Macondo”, che più che il jazz riguarda la letteratura onirica sudamericana tra Sardegna e Nuovo Mondo».
Per il jazz, dunque, Chet Baker e Miles Davis: non è un caso, immagino.
«Chet e Miles sono stati i miei “mentori” giovanili, i miei punti di riferimento assoluti, e lo racconto proprio nello spettacolo su Miles».
Ci sono differenze fra il progetto su Baker e quello su Davis?
«Innanzitutto in “Kind of Miles” siamo otto musicisti e un solo attore in scena, il sottoscritto: suono la tromba e recito testi di cui sono autore. Poi, mentre di Chet Baker abbiamo raccontato la vita, con Miles Davis parliamo della sua filosofia, del pensiero che ha permeato la sua musica, della sua curiosità, delle sue lotte civili…».
Anche il format è diverso?
«Sì, perché una sorta di scatola scenica ci anima durante lo spettacolo, con delle proiezioni particolari, un linguaggio assolutamente contemporaneo e un legame con la tecnologia. Abbiamo fatto uno studio con la Libera Università di Bolzano per produrre sul palco effetti immersivi».
Immaginiamo che Miles non si sarebbe opposto, che ne dice?
«Credo proprio che avrebbe approvato, perché il suo genio era sempre proteso in avanti, rivolto alla ricerca e alla sperimentazione: non si fermava mai, ed è quello che proviamo a fare anche noi».
Nessuna operazione nostalgia, dunque. È un’opera musicale e teatrale adatta anche ai giovani?
«Spesso ci dicono che dovremmo portarlo nelle scuole, e intanto ci riesce di portare a teatro ragazzi delle scuole. È fondamentale, perché il jazz veicola un messaggio di coraggio, di curiosità e di apertura che va oltre la musica e che rientra nel nostro quotidiano».
Eppure c’è ancora chi la ritiene una musica elitaria!
«Ma non lo è affatto, ed è addirittura la musica del Novecento che ha permeato di sé tutte le altre musiche, fino a quelle che i giovanissimi ascoltano oggi».
Miles Davis ha avuto lati e momenti oscuri. Può essere un modello per le nuove generazioni?
«Sono contrario a calcare troppo sugli aspetti più problematici dei grandi artisti. Miles aveva una personalità molto forte, ha passato brutte esperienze, ha avuto alcuni eccessi, ma se ci pensiamo bene neanche più di tanto, considerando tempi e contesto. Noi ci focalizziamo sulla sua visione, sulla sua arte, evitando scandalismi e sensazionalismi».
Immagino che vi sia impossibile ripercorrerne tutta l’incredibile carriera.
«E così. Per questo abbiamo scelto alcune cose e inoltre abbiamo scritto, pensando a Miles, parte della musica dello spettacolo. Il nostro è un tributo a Miles».
Ma quanto c’è di autobiografico, di Paolo Fresu, in tutto questo?
«Mentre racconto Miles racconto anche di me stesso, del mio apprendistato, di come grazie a lui ho scoperto questa musica straordinaria e sono divenuto parte della famiglia del jazz, del mondo della musica».
Si chiude una trilogia, diceva; ma non la sua esperienza teatrale, ci auguriamo.
«Jazz e teatro sono due mondi che amo, e intendo far sì che la chiusura di questo cerchio divenga anche un passaggio verso altri progetti».
Progetti che passeranno ancora da Udine?
«Certo! Udine è un po’ casa per me. Sono molto legato a questa terra per motivi personali e professionali. Lo studio di registrazione di cui mi avvalgo è a Cavalicco, ho i miei luoghi dove mangio e dormo, ho i miei amici friulani. Sono onorato di portare qui con Euritmica un lavoro importante».
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