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Kiev, allarmi e smentite: chiudono le ambasciate. “Conflitto psicologico”


Kiev, allarmi e smentite: chiudono le ambasciate. "Conflitto psicologico"

Mosca si sta ritagliando il ruolo di una stramba Radio Londra: lancia segnali, genera angosce, alimenta psicosi; ma la guerra, nei fatti, è sulle spalle di ogni singolo civile. La parola «escalation» è diventata un mantra, e non poteva essere altrimenti dopo l’attacco ucraino in Russia con missili Atacms americani (da ieri si parla anche di Storm Shadow britannici esplosi sul suolo della Federazione), e la firma di Putin su una nuova e più minacciosa dottrina nucleare, che si riserva il diritto di utilizzare armi atomiche in caso di aggressione. Proprio a seguito di notizie messe assieme dalla propaganda del Cremlino, compresa una possibile divisione dell’Ucraina in tre aree, ieri mattina l’ambasciata americana a Kiev ha chiuso i battenti, poi è stata la volta di quella spagnola, italiana e greca, per una minaccia di un imminente attacco russo sulla capitale. È bastato davvero poco a generare la psicosi, alimentata dal piano studiato a tavolino da Mosca, ma smascherato dall’intelligence ucraina.

I vertici dello Sluzba Bezpeky Ukrainy (Sbu) hanno cercato di rassicurare le diplomazie spiegando che «è stata la Russia a far trapelare falsi avvertimenti.

Nessuno di noi ha inviato notizie allarmanti alle ambasciate. I messaggi contengono persino errori grammaticali, ed è tipico delle operazioni psicologiche perpetrate dalla Russia», riferisce il capo degli 007 Vasyl Maliuk. A questo proposito, il ministero degli Esteri ha sottolineato di essere in contatto con i partner per quanto riguarda i potenziali pericoli. «Il rischio di bombardamenti russi è rilevante come nei mille giorni precedenti.

Riteniamo che sarebbe giusto che i nostri alleati reagissero al 1001° giorno allo stesso modo dei mille giorni precedenti, senza prendere per oro colato informative di dubbia provenienza», ha dichiarato il titolare del dicastero Andriy Sybiha.

Ieri sera si è diffusa nella capitale un’altra notizia senza fonti certe, ovvero che Mosca si starebbe preparando a testare il nuovo missile balistico RS-26 Rubezh. Si tratta di un vettore con una gittata di circa 6mila km che può essere armato con testate atomiche. Non è tuttavia soltanto Mosca ad alimentare la psicosi in Ucraina, ci ricamano sopra anche alcuni politici di spicco. Il premier ungherese Orban ha parlato di «rischio escalation mai così alto», e il sultano di Ankara Erdogan ha rincarato la dose: «Il via libera ai missili Atacms è una strada di non ritorno per l’occidente».

Dalla Repubblica Ceca Robert Fico definisce gli americani «irresponsabili» e ritiene che «il mondo è già dentro l’escalation fino al collo». I timori hanno ad esempio portato il Regno Unito e la Moldavia a siglare un accordo di collaborazione nella difesa e nella sicurezza anti-Mosca, mentre la Lettonia si appresta di nuovo a chiudere il valico di Ubylinka. Psicosi anche a Minsk, che teme l’invasione di Kiev.

Neppure in Russia la situazione ha i crismi della serenità.

Non a caso ha preso il via martedì la produzione in serie di rifugi mobili che forniranno protezione contro varie minacce, incluse le esplosioni nucleari. Nelle regioni di Belgorod, Lipetsk e Rostov i governatori hanno ordinato il rafforzamento delle misure di sicurezza per la popolazione, nel timore di attacchi ucraini con missili Atacms e Storm Shadow, incaricando i militari di preparare i civili a possibili e repentine evacuazioni.

In Russia vige un’atmosfera di paura e intimidazione e vengono effettuati arresti

arbitrari che potrebbero colpire anche cittadini stranieri. Ne è convinta la ministra degli Esteri tedesca Baerbock, che ha esortato i connazionali a «leggere gli avvisi e a prenderli sul serio, evitando viaggi in Russia».


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