Economia

Kerry lancia la fusione nucleare da commercializzare nel mondo. “Usa e Italia, il futuro è vicino”

Devens (Massachusetts) — Commercializzare l’energia prodotta dalla fusione nucleare su scala mondiale, Italia inclusa. È una strada scelta dagli Stati Uniti per contrastare il riscaldamento globale, definendo una strategia internazionale per offrirla su tutti i mercati, a partire dalla prossima conferenza sul clima Cop28, in programma a Dubai alla fine del mese. Ad annunciarlo è stato John Kerry, inviato speciale del presidente Biden per il clima, visitando ieri il sito del Massachusetts dove il Commonwealth Fusion Systems sta costruendo con l’Eni il primo impianto dimostrativo per la fusione, chiamato SPARC. Il completamento è previsto entro il 2025, mentre verso il 2030 la centrale Arc dovrebbe immettere energia nella rete. È in corso la ricerca del sito dove realizzarla, negli Usa, ma l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi dice a Repubblica: «Mi auguro che queste strutture possano essere sviluppate anche in Italia».

Dopo la visita, Kerry ha descritto così quanto ha visto: «Benvenuti nel futuro, non così distante. Abbiamo sei anni di tempo per la tecnologia che eviti le conseguenze peggiori della crisi climatica, e questo è uno dei progetti più promettenti». Descalzi ha aggiunto: «La fusione consente di alimentare una centrale con una bottiglia di acqua. Spero che l’Italia sia ricettiva. Per arrivarci non è necessario un nuovo referendum, ma l’apertura culturale per discutere e accettare le nuove tecnologie, e un quadro normativo che le aiuti».

La fusione è l’energia centrale dell’universo che alimenta anche il Sole. In questo processo l’unione di due atomi leggeri, come gli isotopi dell’idrogeno deuterio e trizio, crea un terzo elemento, l’elio. La reazione libera un’enorme quantità di energia. Si tratta di una tecnologia diversa dalla fissione, e più sicura, perché si può interrompere in qualsiasi momento senza pericoli. Non emette gas a effetto serra e quindi aiuta a contrastare il riscaldamento globale. Inoltre è inesauribile, perché utilizza come combustibile due isotopi dell’idrogeno facili da produrre.

Il problema è che replicare il processo sulla Terra è molto difficile. Richiede alte temperature, oltre 100 milioni di gradi Celsius, e il confinamento, che usa campi magnetici molto potenti per gestire il plasma, gas in cui avviene la fusione. I progetti sono ancora in fase sperimentale, e solo nel dicembre scorso al Lawrence Livermore National Laboratory della California è stato possibile produrre per la prima volta con la fusione più energia di quanta ne era stata necessaria per condurla. Se però la tecnologia verrà perfezionata al punto di commercializzare l’energia prodotta, potrebbe rappresentare una svolta epocale, consentendoci di andare oltre i combustibili fossili, con tutte le conseguenze economiche e geopolitiche che ciò comporterebbe.


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