Kekko Silvestre dei Modà sul caso Tony Effe: «Non avrei invitato a Sanremo chiunque parla delle donne in modo sconsiderato»
«Cantare il rapporto tra due persone, etero o omosessuali, è necessario. Oggi nelle canzoni sento volgarità, cattiveria, la donna è trattata come un oggetto. Devi farla sentire importante, perché lo è. Viene mia figlia Gioia, 13 anni, e mi parla di robe strane: “Papà, cosa significa ‘Se mi guardo allo specchio mi viene duro/Lei ti salta sul ca**o come un canguro’”?. Non si tratta di essere puritani, ma rispettosi». Francesco Silvestre, Kekko dei Modà, parla chiaro in una intervista a Repubblica, sui temi che dovrebbero essere nelle canzoni e su cosa invece si dovrebbe assolutamente evitare.
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Torna con il gruppo al Festival di Sanremo per la quinta volta sul palco dell’Ariston, un festival a cui partecipa, fra le polemiche, anche Tony Effe. Il debutto a Sanremo Giovani è del 2005. «Sono passati 20 anni, sono volati e siamo ancora qua». A cantare d’amore nel caso di Silvestre. «È la mia natura. I miei stanno insieme da 50 anni, mio padre non mi ha insegnato come trattare le donne, mi è bastato vederlo. Non cambierò il mondo, ma i valori contano. Non ti dimentico parla d’amore in modo nostalgico, pulito, intenso».
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Inevitabile la domanda sulla presenza di Tony Effe al Festival. «Non avrei invitato chiunque parla delle donne in modo sconsiderato. Ero in macchina con Gioia e un’amichetta, fan di Tony Effe. Chiedevo: cosa ti piace? Parla delle donne come se fossero cacche di cane sul marciapiede, vorresti essere considerata così? Non si tratta di colpevolizzare Tony Effe, ma della responsabilità di essere cantautore. Non c’entrano le parolacce, anche Ghali ne dice qualcuna, ma ha la capacità di comunicare cose meravigliose. Vasco Rossi ti fa tremare il cuore. Invece troppa roba in giro porta i giovani a pensare che le donne possano essere maltrattate».
Il cantante era stato attaccato sui social la scorsa estate quando aveva annunciato di volersi fermare. Kekko, nell’intervista, parla anche della depressione che ha ripercorso nella canzone Lasciami. «Ho scoperto un mondo che non conoscevo. Sono stato male, è stata dura, ma ho capito che non ero solo. Volevo ricambiare quello che ho ricevuto. Inizialmente non pensavo di parlarne al Festival, non per vergogna, ma per non portare tristezza. Poi mi ha fatto piacere, tante persone si sono sentite meno sole. Siamo visti come supereroi, non lo siamo. Tanti ragazzi soffrono e sentono di non farcela, il meccanismo ti stritola devi essere all’altezza delle aspettative».