Kate Middleton, che avrebbe riscoperto la religione dopo la diagnosi di cancro
Durante la malattia, la principessa Kate Middleton avrebbe riscoperto la religione. Lo dice il biografo reale Robert Hardman, nel suo libro Carlo III. Il nuovo re. Dopo la diagnosi di tumore e il trattamento chemioterapico, secondo fonti vicine alla famiglia reale, Kate Middleton avrebbe trovato conforto e forza nella spiritualità. Un cambiamento che dimostra il diverso approccio alla religione rispetto al marito, il principe William, che ha sempre mantenuto un atteggiamento più pragmatico e meno incline alla riflessione spirituale. Secondo chi lo conosce bene, lui «è un giovane moderno» che «si imbarazza per certi aspetti del cerimoniale e della religione», come si legge nell’estratto del libro pubblicato dal Daily Mail.
Al contrario, suo padre, Re Carlo III, definisce la sua fede come «profondamente radicata» nella Chiesa d’Inghilterra: è stato un sostenitore della religione per decenni. D’altra parte, anche la regina Elisabetta era famosa per la sua fede. Dopo la morte della sovrana, Kenneth Mackenzie, che ha prestato servizio per 15 anni come cappellano domestico della regina a Balmoral, ha detto alla Bbc: «Penso che ci siano state solo due domeniche da quando sono qui, a parte i tempi del Covid, in cui non è venuta in chiesa».
Come molti monarchi nel corso della storia, la Regina vedeva il suo dovere reale come un ruolo che era stato assegnato dalla divinità: «Sapevo che sentiva chiamata in qualche modo dal suo popolo, ma più ancora, da Dio onnipotente».
Ian Bradley, autore di God Save the King: The Sacred Nature of the Monarch, al Guardian aveva spiegato che, rispetto a quella della madre, la fede di Carlo è «profonda e forte, ma più indagatrice, più intellettuale, più complessa»: «È chiaramente attratto dal cristianesimo ortodosso orientale e da aspetti dell’Islam. È interessato a tutti i tipi di spiritualità».
William, invece, no. Nel suo libro, Robert Hardman aveva già anticipato che il principe di Galles potrebbe rompere con la tradizione e non assumere il titolo di capo supremo della Chiesa d’Inghilterra – associato ai monarchi britannici da secoli, a partire dagli anni ’30 del Cinquecento con re Enrico VIII – quando salirà al trono.
«Negli ambienti reali non è un segreto che lui non condivida il senso spirituale del re, per non parlare dell’incrollabile devozione della defunta regina verso la chiesa anglicana», ha scritto Hardman. «Suo padre è molto spirituale e felice di parlare di fede, ma il principe no. Non va in chiesa ogni domenica, come non lo fa neanche la maggior parte del Paese. Potrebbe andarci a Natale e a Pasqua, ma questo è quanto». Secondo l’autore, il principe William «rispetta molto le istituzioni, ma non si sente istintivamente a suo agio negli ambienti religiosi».
Nel gennaio 2024, Gavin Ashenden, cappellano della regina dal 2008 al 2017, aveva dichiarato a GB News che, se il principe non riuscisse ad accettare questo ruolo costituzionale, dovrebbe prendere in considerazione l’abdicazione. «William non mostra in nessun modo di essere consapevole della vivacità della fede cristiana», ha osservato Ashenden. «Penso che debba accettare il fatto che questo è un ruolo che, gli piaccia o no, in realtà fa parte degli oneri della monarchia. Se non riesce a sostenerlo, allora dovrebbe farsi da parte e abdicare, e vedere se c’è qualcun altro nella successione reale che può farlo».
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