Juventus in vendita? Offerti 1,1 miliardi, Elkann: “Non si vende”
La Juventus non è in vendita. Con una presa di posizione formale e unanime, il consiglio di amministrazione di Exor ha respinto l’offerta presentata da Tether Investments, gruppo attivo nel settore delle criptovalute e delle stablecoin, che aveva manifestato l’interesse ad acquisire il controllo del club bianconero. L’offerta, non sollecitata, valutava la società circa 1,1 miliardi di euro. La risposta della holding presieduta da John Elkann è stata netta e ha ribadito una linea già espressa in più occasioni negli ultimi anni: nessuna intenzione di cedere, in tutto o in parte, la propria partecipazione nella Juventus.
La decisione è stata comunicata attraverso una nota ufficiale in cui Exor sottolinea il proprio ruolo di azionista stabile e di lungo periodo. «La Juventus è un club storico e di successo, di cui Exor e la famiglia Agnelli sono azionisti da oltre un secolo», si legge nel comunicato. Una continuità che, secondo la holding, rappresenta non solo un legame finanziario ma anche identitario, costruito nel tempo e rinnovato oggi attraverso il sostegno al nuovo management del club.
Exor ha infatti confermato il pieno impegno nel supportare l’attuale dirigenza della Juventus, chiamata a portare avanti una strategia di rilancio che punta sia al miglioramento dei risultati sportivi sia al rafforzamento della solidità economico-finanziaria. L’obiettivo dichiarato è riportare la società su un percorso di crescita sostenibile, in un contesto sempre più competitivo come quello del calcio europeo, caratterizzato da costi in aumento, nuove regole finanziarie e una forte concorrenza internazionale.
La bocciatura dell’offerta di Tether sembra così mettere fine, almeno per il momento, alle indiscrezioni su possibili cambiamenti nell’azionariato della Juventus. Il gruppo con sede in El Salvador aveva presentato una proposta interamente in contanti, pari a 2,66 euro per azione, che incorporava un premio del 20,7% rispetto alla chiusura di Borsa dell’11 dicembre. L’operazione attribuiva alla società bianconera un equity value complessivo di circa 1,1 miliardi di euro.
La risposta di Exor è arrivata in tempi rapidi e senza lasciare spazio a interpretazioni. Il consiglio di amministrazione ha respinto all’unanimità la proposta, ribadendo di non voler vendere alcuna azione della Juventus a soggetti terzi, Tether inclusa. Una posizione rafforzata anche dalle parole di John Elkann, amministratore delegato di Exor, che ha voluto sottolineare il valore storico e simbolico del club: la Juventus, ha dichiarato, fa parte della sua famiglia da oltre cento anni e rappresenta un patrimonio di valori e di identità che non è oggetto di trattativa.
Le dichiarazioni di Elkann hanno trovato eco anche nel mondo sportivo. Gigi Buffon, oggi capo delegazione della Nazionale italiana, ha parlato di un motivo di orgoglio per i tifosi bianconeri, sottolineando il legame tra la Juventus e la famiglia Agnelli come elemento distintivo e riconoscibile del club. Un legame che, nella visione di Exor, continua a rappresentare un fattore di stabilità in una fase di transizione e di ricostruzione.
Dal punto di vista finanziario, l’operazione proposta da Tether ha comunque acceso il dibattito tra analisti e investitori. Negli ultimi mesi il titolo Juventus ha registrato una flessione significativa in Borsa, con una perdita di circa un quarto della capitalizzazione negli ultimi tre mesi. Secondo alcuni osservatori, questo contesto avrebbe reso il timing dell’offerta particolarmente favorevole per un potenziale acquirente. Allo stesso tempo, la chiusura di Exor appare, allo stato attuale, difficilmente scalfibile senza un rilancio molto più consistente, su valutazioni nettamente superiori.
Resta anche il tema della natura dell’offerente. Tether è uno dei principali operatori globali nel settore delle criptovalute, emittente di una delle stablecoin più diffuse al mondo, ancorata al dollaro statunitense. Nonostante le dimensioni e i volumi di scambio elevati, il settore cripto continua a essere guardato con una certa cautela, soprattutto quando si parla di investimenti in asset tradizionali come una società calcistica quotata.
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