Joachim Trier e Renate Reinsve in Sentimental Value: il ritorno a Cannes tra famiglia, cinema e memorie intime
Joachim Trier era seduto nella writers’ room, accanto al suo partner creativo di lunga data, Eskil Vogt. Avevano appena ricevuto un’inattesa nomination all’Oscar per la sceneggiatura originale di La persona peggiore del mondo (oltre a quella, già meno inattesa, per il miglior film internazionale), che segnava il culmine di un percorso straordinario dalla prima di quel film al Festival di Cannes, quasi quattro anni fa. «Avevamo la sensazione che, se avessimo pensato troppo alla pressione di dover fare un altro film all’altezza di quello, non saremmo riusciti ad andare più a fondo e a lasciarci andare emotivamente», racconta Trier.
In quel periodo, il regista norvegese aveva anche visto il documentario di Peter Jackson sui Beatles, Get Back. «Non voglio paragonarci ai Beatles, ma vedere gli eroi della mia infanzia che cercano di essere emotivi e affrontare qualcosa di personale, in questo clima di pressione… l’ho trovato davvero consolante», dice. Così Trier ha detto a Vogt di appendere nella stanza una foto della Rocky Stratocaster di George Harrison. Quella chitarra colorata sarebbe stata il loro faro per la sceneggiatura che avrebbero scritto in seguito.
Quel film è Sentimental Value, che è stato presentato in anteprima a Cannes. È un film che sembra acutamente e dolorosamente personale quanto La persona peggiore del mondo, ma un po’ più adulto. Si tratta di una scelta voluta: dal suo ultimo film, anche Trier è cresciuto un po’. Ha avuto due figli. Ha sentito la vita scorrere veloce. Si è messo a rimuginare sul concetto di riconciliazione famigliare. «Qual è il linguaggio che avvertiamo in una struttura famigliare di fratelli, genitori e figli, ma che non parliamo?», dice Trier. «Il punto di partenza per questo film, pertanto, è questo: i Beatles e la vita famigliare».
By Christian Belgaux.
Sentimental Value inizia con una voce narrante che fa riferimento a un saggio scritto da Nora Berg (Renate Reinsve), attrice teatrale e televisiva sulla trentina, quando aveva 12 anni. Nora si è immaginata come la casa di famiglia a Oslo, una struttura semplice ma splendida che è stata tramandata di generazione in generazione e che funge da grandioso scenario del film. Nora si chiede cosa si proverebbe a vedere tanta vita andare e venire. A parte una manciata di flashback, Sentimental Value ci tuffa in un presente emotivamente precario, dove la casa deve reggere un grande peso. La madre di Nora e di sua sorella Agnes (Inga Ibsdotter Lilleaas) è appena morta, così il funerale riporta nel loro mondo Gustav (Stellan Skarsgård), il padre con cui non sono più in buoni rapporti.
Gustav è un famoso regista cinematografico, fuori dal giro da più di dieci anni, che ha anteposto l’arte alla famiglia. A quanto pare, le cose non sono cambiate: l’idea di vendere la casa, infatti, si arena quando Gustav decide di girare lì il suo prossimo film. Subito dopo, cerca di consegnare a Nora la sceneggiatura del suddetto film, che contiene dettagli vagamente autobiografici sulla sua infanzia, e le offre il ruolo di quella che dovrebbe ricordare sua madre. Lei rifiuta categoricamente.
Ben presto, Gustav si trova in fase di pre-produzione. E qui entra in gioco Netflix, perché al posto di Nora è prevista la partecipazione della star hollywoodiana Rachel Kemp (Elle Fanning). Improvvisamente, stanno provando il copione in inglese (ma la maggior parte di Sentimental Value, che sarà distribuito da Neon nel corso dell’anno, è in norvegese, come quasi tutti i film precedenti di Trier). «C’è questo rapporto impossibile tra una figlia e un padre che ricorda un po’ una storia d’amore triste», dice Trier. «Ma i due sono molto simili. Tra le mura della vita creativa, possono effettivamente incontrarsi». La sovrapposizione tra il film-nel-film e le difficoltà personali e lavorative di Nora si fa più chiara (e sorprendente) man mano che si delineano le vere intenzioni di Gustav, così come le principali tematiche esplorate da Sentimental Value.
«Le cose oggi sono molto polarizzate e aggressive, e io rispetto assolutamente chi vuole usare l’arte per gridare la propria rabbia e le proprie opinioni. Lo capisco», dice Trier. «Allo stesso tempo, però, si potrebbe anche guardare introspettivamente quanto stiamo cercando di proteggere in un mondo che sta diventando decisamente brutale. Nella tenerezza c’è qualcosa di molto umano, che abbiamo bisogno di esprimere». Il regista aggiunge di lavorare all’interno di una lunga tradizione cinematografica statunitense che sembra sempre più fuori moda: «Una volta guardavano tutti Kramer contro Kramer in lacrime e dicevano: “Oh, parla della nostra epoca”. Io ho la libertà di decidere il montaggio finale, di fare un film con un certo budget, di girare in 35 mm e tutto il resto, quindi mi sembra naturale sfruttare quello spazio e provare a farci qualcosa».
La casa, che per i suoi angoli nascosti e la sua bellezza intatta si dimostra una struttura cinematograficamente straordinaria, era una delle circa 400 che Trier e il suo team avevano individuato. Appartiene al musicista rock norvegese Lars Lille Stenberg. «Appena sono entrato, ho capito. E lui me l’ha lasciata usare», racconta Trier. «Lui capisce i film. Insomma, è un musicista».
Renate Reinsve ha esordito sul grande schermo nel secondo film di Trier, lo struggente Oslo, 31. august, prima di dare prova del proprio talento in La persona peggiore del mondo. La sua interpretazione garbata e sorprendentemente naturalistica di un’irrequieta creativa verso la trentina le è valsa il premio come miglior attrice a Cannes e l’attenzione di Hollywood, tanto che in seguito ha recitato al fianco di Sebastian Stan in A Different Man e di Jake Gyllenhaal nella serie Presunto innocente.
Ora è tornata a casa per interpretare il personaggio forse più complesso della sua carriera, che la costringe a esprimere tutta la gamma delle emozioni. L’attrice, che è la prima persona a cui Trier ha proposto il film, gli ha permesso di costruire il personaggio intorno a lei. Se questo ricorda un po’ quello che Gustav tenta di fare con Nora… beh, Sentimental Value parla proprio dell’intersecarsi di cinema e realtà.
Trier, però, sta lavorando su una tela più ambiziosa ed estesa: anzitutto, Reinsve si inserisce in una disamina più ampia delle dinamiche famigliari. Si pensi al suo lavoro con Inga Ibsdotter Lilleaas, che interpreta la sorella. «Mettiamo queste sorelle l’una contro l’altra in modo insolito e cerchiamo di capire come facciano due sorelle a diventare tanto diverse», dice Trier. E poi c’è la questione di Gustav. Sentimental Value è un vero e proprio film a due voci, che accorda a Reinsve, veterana del cinema di Trier, la stessa rilevanza narrativa di Skarsgård, icona svedese alla sua prima collaborazione con il regista.
«Stellan è davvero uno dei più grandi attori scandinavi di sempre, e siccome [Gustav] è un padre un po’ difficile, mi serviva un attore che avesse complessità, intelligenza, quella prontezza tagliente che può ferire, ma anche il calore necessario a creare un personaggio più tridimensionale», dice Trier. «Avrei dovuto fare il disinvolto e dire: “Sì, cioè, saresti interessato?”. Ma ero così felice di parlare con lui che ho usato una stupida espressione americana, persino in norvegese. Ho detto: “Se non vuoi farlo, I’m up shit’s creek, man [sono nella merda fino al collo, accidenti]”». Per fortuna, Skarsgård ha accettato subito.
Quando si è trattato di assegnare l’ultimo ruolo cruciale, quello di Rachel, i confini si sono fatti sfumati, com’era giusto che fosse. Fanning è volata a Oslo e ha incontrato Trier nella casa dove sarebbe stato girato il film (e dove hanno esaminato la sceneggiatura chiacchierando di questioni lavorative ed esistenziali). «Ho detto: “Cercherò di essere un regista un po’ più gestibile di Gustav Berg”», racconta Trier con una risata. La dinamica tra Gustav e Rachel è forse l’elemento più meta di Sentimental Value, che esplora una cultura cinematografica in evoluzione. Questo è un film realizzato nello spirito dei classici americani di qualche decennio fa, e Gustav e Rachel, a modo loro, desiderano una qualità analoga per il lavoro che svolgono insieme.
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