Cultura

Jens Lekman – Songs for Other People’s Weddings

Ditemi seriamente che, dopo aver ascoltato questo disco, non vi è venuta una folle voglia di sposarvi o, se già lo foste, di risposarvi.

Facciamo chiarezza, giusto per capire da dove viene questo pensiero nuziale.

Jens è sempre quell’adorabile artigiano pop che conosciamo, quello che ti mescola chamber pop, Bacharach e Stuart Murdoch con una leggerezza e una fragranza dolce e magistrale che non ci da mai fastidio. Però, oltre a questo, oltre ai suoi dischi e a una carriera che ben conosciamo, c’è anche il suo impegno come cantante nei matrimoni. Si, il nostro Jens viene chiamato a musicare quel momento cruciale per una coppia e quindi il titolo di questo disco è qualcosa che l’artista svedese ha sperimentato sulla sua pelle ed è quindi perfettamente in grado di cogliere umori, sensazioni, gioie e perché no, anche dolori di una giornata così importante.

Credit: Bandcamp

Ecco quindi che questa credibilità (messa anche su carta, visto che il disco ha un gemello sotto forma di libro scritto con David Levithan) trova sbocco e controprova in un disco adorabile, che per quanto mi riguarda, se la gioca alla grande con quel super classico che è “Night Falls Over Kortedala”, altro disco sull’amore (come questo) che ha il pregio di essere non solo bellissimo e coinvolgente, ma anche di non averci sbrodolato addosso chili di zucchero e banalità assortite sul tema e proprio per questo ha consacrato Jens come talento assoluto in ambito pop.

Ecco, questo “Songs for Other People’s Weddings” è veramente a quei livelli. In primis perché il valore assoluto delle melodie e degli arrangiamenti è altissimo e poi perché di fronte a una lunghezza importante (17 brani, uno addirittura di 10 minuti!!) ci si potrebbe spaventare non poco e invece tutto fila alla grande, in un tripudio inebriante che, sì, ci fa davvero venir voglia di (ri)sposarci per avere una colonna sonora così magica: direi che se succede questo, beh, vuol dire che il disco ha davvero centrato il bersaglio in pieno.

L’impatto sonoro, dicevamo, è davvero esaltante: arrangiamenti ricchi, brillanti, incalzanti e accattivanti, ma mai sopra le righe o fin troppo esagerati. E poi come in una festa di matrimonio che si rispetti ecco tutte le declinazioni di una pop song: avremo la gioia, l’allegria, l’euforia, ma anche il momento più dolce, tenero e accogliente, magari anche con qualche (forte) pizzico di tristezza. Si balla senza freni, come è giusto che si faccia (e c’è pure la simil house qui con “On A Pier, On The Hudson”), ma c’è spazio anche per stare abbracciati e guardarsi negli occhi (“Speak To Me in Music” o “I Want To Want You Again”). Un romanticismo sempre presente ma sempre in totale equilibrio e controllo, perché il tocco magico di Jens sa tenere a bada un sentimento così forte che potrebbe prendere il sopravvento e far deragliare il progetto. Ma non succede.

Qualcuno potrebbe preferire un Jens più lo-fi (mi si passi il termine), magari più misurato, ma io francamente non riesco a non farmi trascinare e coinvolgere da questi brani così accattivanti, maturi, invitanti ma anche struggenti (anni ’80 a noi in “You Have One New Message” o il gusto in odor di sophisti-pop di “Just For One Moment”), che delineano una storia d’amore lunga 80 minuti tra i protagonisti di un disco che è, a conti fatti, un vero e proprio concept album, capace di accorpare tanto una relazione tra due persone (i protagonisti dei brani e il loro legame amoroso che si dipana nelle canzoni) quanto i vari mood di una giornata come il matrimonio (il “lavoro/hobby” di Jens che lo ha portato a questo disco).

Prendetevi il vostro tempo per assaporare questo disco e gustarvi ogni nuovo piccolo particolare che, ne sono sicuro, emergererà orgoglioso, magico e sublime, ad ogni ascolto. Ne vale la pena.


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