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Jennifer Lopez: «I miei figli vengono prima di tutto. A nessuno piace mostrare al mondo la parte più vulnerabile di sé ma a volte fa bene farlo»

«Jennifer è spettacolare»: difficilmente un ex tesse le lodi all’indomani di un divorzio ma Ben Affleck non è tradizionale, nella vita come nel lavoro. La frase si riferisce a Inarrestabile (Unstoppable), il film che ha prodotto e che arriverà in Italia su Prime Video il 16 gennaio e che vede proprio JLo nel ruolo della madre del protagonista, Rudy. È la storia vera del campione di wrestler nato senza una gamba, Anthony Robles. Quest’opportunità – come ha raccontato durante un incontro ristretto con la stampa estera – le ha permesso di aprirsi sulla sua maternità e sui gemelli oggi 16enni Emme e Maximilian, nati dal matrimonio con Marc Anthony.

Una scena del film Inarrestabile

Una scena del film Inarrestabile

ANACARBALLOSA

Cosa vuol dire per lei essere un genitore?
«Quando sono diventata mamma ho capito che da quel momento in poi i miei desideri sarebbero arrivati sempre dopo i bisogni dei miei figli. Per loro voglio il meglio».

Raramente lei parla del suo privato. Perché oggi vale la pena farlo?
«A nessuno piace mostrare al mondo la parte più vulnerabile di sé ma a volte fa bene farlo e in questo caso era necessario».

Da chi ha imparato tanta resilienza?
«Dai miei genitori. Da ragazza ero un’atleta, giocavo a tennis e correvo gli 800 metri, e sentivo sempre la voce nella testa dei miei genitori che mi ripetevano: “Tu puoi fare quello che vuoi, anche diventare il Presidente degli Stati Uniti”. E io ci ho creduto, anche quando le cose si sono fatte difficili. Che tu sia uno sportivo o un attore serve disciplina e devi avere la mente focalizzata sempre sull’obiettivo».

Com’è passata dallo sport alla recitazione?
«Ho iniziato come ballerina ma fare l’attrice è stato sempre il mio sogno, la carriera da cantante è arrivata dopo. Ma quando recito mi permetto il lusso di scomparire per un po’ e la gente vede qualcosa di diverso a chi pensa che io sia e sono felice quando non c’è traccia di me in un personaggio e diventiamo due entità separate. Il trucco? Non avere un ego e sapere che sei come gli altri, per questo sorrido se qualcuno mi chiama “movie star”. La verità è che sono un’artista che ha recitato in tanti film, due o tre da dimenticare. Gli altri li rifarei tutti».

Per il futuro ha un genere in mente?
«No, dalle commedie romantiche agli action, quello che conta è l’opportunità di dar vita a personaggi di spessore».

Le capita mai di mettere in dubbio le sue capacità?
«Un conto è quello che mi dicevano i miei genitori e un conto è le circostanze in cui sono cresciuta nel New Jersey. Come a dire: “Non sognare troppo in grande per non essere delusa”. E questa è un’altra voce che ti rimane dentro e invece devi credere di essere invincibile e non lasciare che quella paura ti freni».

È il messaggio del film Inarrestabile. Perché ha accettato il ruolo?
«Ho incontrato Anthony assieme alla madre e, da genitore a genitore, ci siamo capite subito. A sentir lui, Rudy era sempre allegra, parlando con lei capisci le difficoltà di crescere un figlio disabile. Credo nella speranza e sono convinta che la diversità di cui parliamo in questa storia vera tocchi nel profondo perché ti mostra che ciascuno ha un valore e non si deve focalizzare sulle debolezze».

Rivede se stessa in Rudy?
«Ho visto delle sue foto, immagini di una donna latina che ha avuto un figlio da ragazzina e mi ci sono rivista, è come se lei non avesse merito nei successi del figlio ma non è così e sono felice che ora sia il suo turno di realizzarsi, prima come dottore e oggi come preside».

Oggi lei si sente più cantante o attrice?
«Non voglio scegliere. L’arte – come lo sport – è fondamentale e insegna il lavoro di gruppo, aiuta i ragazzi a trasformare i sogni in realtà, come ripeto sempre anche ai miei figli, anche se il lavoro di una mamma è quello di difendere e proteggere i figli dagli ostacoli. Bisogna trovare il giusto equilibrio».


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