Jennifer Lawrence a Roma: «È importante parlare di depressione post partum, anche dopo la nascita di un figlio si può essere infelici»
Non ama parlare della sua vita privata ma davanti al suo film più personale (Die my love, dal 27 novembre in sala) Jennifer Lawrence non può farne a meno. Il Premio Oscar nel film di Lynne Ramsay mette in scena la depressione post-partum, un tema che le sta a cuore anche perché questo è il primo progetto che interpreta da mamma. E si mette a nudo in senso letterale e figurato. L’attrice di Hunger Games è mamma di due maschi, Cy e Louie (nati dal matrimonio con Cooke Maroney), e l’esperienza di genitore le ha cambiato la vita. Con tutte le fragilità e le insicurezze che comporta, certo, ma anche con una forza primitiva.
Kimberly French
Lo ha raccontato dopo un’anteprima esclusiva alla Festa del cinema di Roma durante un Q&A con la regista Laura Luchetti, alla presenza di vari ospiti VIP tra cui Pietro Castellitto, con cui si è amabilmente intrattenuta dopo la proiezione.
In Die my love l’uso del corpo come espressione di sé è più forte che mai, «merito della regista – ha detto Jennifer Lawrence – che ha un approccio assolutamente immersivo. Il processo di realizzazione della storia è iniziato ben prima che la scrivesse, molti anni fa. Quando io e Robert (Pattinson, suo marito nel film, ndr.) ci siamo ritrovati in Canada per le riprese eravamo in uno stadio molto simile della vita: io avevo un bambino, lui una neonata».
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