Società

Javier Bardem: «Io e Penélope Cruz siamo troppo presenti nelle vite dei nostri figli»

Dall’amore tra Javier Bardem e Penélope Cruz, legati dal 2008 e marito e moglie dal 2010, sono nati due figli: Leo, 13 anni, e Luna, 11. E ora l’attore cinquantacinquenne, intervistato da Interview Magazine, ha ammesso che lui e la cinquantenne consorte sono «troppo presenti» nella vita dei loro ragazzi. Anche perché lui, da giovanissimo, sulla costante presenza dei genitori non ha potuto contare. La madre, l’attrice Pilar, per tirarlo su da sola doveva lavorare. E il padre non c’era. I suoi genitori, infatti, «si sono separati poco dopo la mia nascita e mio padre non è stato molto presente mentre crescevo. Mia madre era tutto: il papà, la mamma, l’amico».

Lungo la sua strada, tuttavia, Bardem incontrò un insegnante che non dimenticherà mai: «Non ero affatto un bravo studente, e lui era l’unico che mi prestava attenzione, l’unico che capiva che avevo bisogno di cure, amore, sostegno e presenza». Presenza che lui non aveva, appunto, «perché mia madre lavorava e mio padre non era lì». Quell’insegnante «era una specie di rivoluzionario allora, quando diceva: “Questo ragazzo ha bisogno di essere visto, di essere ascoltato”. E io lo ricorderò sempre per questo». Da qui, la necessità di Javier essere sempre presente nella vita dei suoi figli. Anche «troppo».

Bardem aveva parlato di Leo e Luna anche in un’intervista dello scorso marzo a Wired Us. E quella volta aveva spiegato: «Io e Penélope siamo molto presenti con i nostri figli. È la cosa più importante per noi. Cerchiamo sempre di organizzarci con gli impegni di lavoro in modo che ci sia sempre uno di noi con loro. Nel mio caso, non sto mai più di due settimane fuori casa. Mai, mai, mai, e poi mai. Nemmeno durante il Covid. Non chiedo più soldi, non chiedo una roulotte più grande, dico solo: «Voglio stare con la mia famiglia».

Anche per Cruz, come lei stessa ha detto in varie interviste, i figli sono la priorità. E cerca di proteggerli da tutto. Tecnologia compresa. I ragazzi, come ha spiegato in un’intervista del 2021 alla CBS, «non hanno il cellulare e non lo avranno ancora per un bel po’. Anche se gli altri bambini lo hanno». E di social media non si parla «almeno fino ai 16 anni»: «Troppa violenza senza protezione per le loro giovani menti in formazione. Io e Javier cerchiamo di proteggere la salute mentale dei nostri figli ma ci rendiamo conto di far parte di una minoranza».


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