Jamie XX, Cavea Auditorium Parco della Musica, Roma
Qualcuno potrebbe dichiararsi scettico: l’Auditorium Parco della Musica di Roma, un luogo pensato per fornire una casa confortevole – e autorevole – alla musica colta, una sorta di luogo sacro, utilizzato ora anche per ospitare dei dj set. Chi ha organizzato il cartellone del Roma Summer Fest 2025 ha deciso di riservare due slot, nel giro di pochi giorni, per due dj/producer di fama internazionale, Jamie XX e Paul Kalkbrenner. A giudicare dalla prima serata, sabato 12 luglio, con protagonista il primo dei due, direi che l’esperimento possa essere ritenuto perfettamente riuscito. La Cavea dell’Auditorium si presta ad accogliere pubblico destinato non soltanto ad ascoltare musica, ma anche a ballare, restituendo un’acustica perfetta e le giuste sollecitazioni in quei frangenti nei quali il suono deve risultare più “boombastico”. Il pubblico ha risposto numeroso, riempendo completamente il parterre (non è mai scontato) e gran parte della tribuna centrale.
Jamie XX giunge all’appuntamento nel bel mezzo del tour a supporto del suo album più recente, “In Waves”, che lo ha confermato fra gli esponenti di riferimento della scena elettronica internazionale, un disco euforico, che riporta il ballo al centro della trattazione, un lavoro nel quale l’artista inglese unisce estro, gusto e talento con l’obiettivo di concretizzare un instant classic, centrifugando decenni di club culture. Il dj set parte proprio da lì, dalla doppietta che apre il disco: l’intro deep di “Wanna”, dal mood inconfondibilmente balearico, e i breakbeat uk-garage di ”Treat Each Other Right”, ovvero come mantenere insieme folli cambi di pitch senza mai far perdere solidità a una canzone.
Da lì in poi Jamie XX mostra la ben nota capacità di spaziare in maniera trasversale fra i sub-generi che da decenni compongono la dance music, muovendosi in uno spettro che va dagli applauditissimi omaggi nei confronti della musica prodotta nel nostro paese alla techno verace di Virtualmismo, con nel mezzo le tante sfumature della musica house, comprese quelle più soulful. Una buona metà della selezione (anche qualcosina di più) riguarda le produzioni di Jamie, non soltanto “In Waves” – riproposto quasi per intero – ma anche l’altro apprezzatissimo lavoro risalente oramai a dieci anni fa, “In Colour”.
Dicevamo degli omaggi all’Italia, che testimoniano come quello di Jamie non sia un set prefabbricato buono per tutte le piazze, replicato in qualsiasi angolo del globo senza distinguo, no, si tratta di una selezione attraverso la quale Jamie mostra un’innata curiosità musicale (ne scrivevo pochi giorni fa anche a proposito del box curato da Laurent Garnier per festeggiare i 25 anni del Fabric di Londra). In ordine di apparizione compaiono nella scaletta del producer inglese un frangente del superclassico di Nada “Amore disperato”, un esotico ripescaggio dal repertorio del compositore Franco Micalizzi, “Sambamba”, tema scritto per il film del 1976 “Genova a mano armata” (siamo nel poliziottesco, area molto Calibro 35), e “Stop Bajon”, evergreen di Tullio De Piscopo al quale Jamie è da anni particolarmente affezionato.
Non certo avanguardistico, nessuna pretesa di rappresentare il futuro, ma indubbiamente raffinato e oramai a suo modo iconico, Jamie XX assicura un’incontenibile scarica di adrenalina, associata alla fruibilità del materiale scelto, elemento che ha contribuito nel tempo ad allargare il suo pubblico. Bella l’interpolazione fra “Don’t Let Me be Misunderstood” e la multicolor “Life”, pensata per riportare in auge Robyn, così come il remix editato in diretta di “Waited All Night”, con le voci di Romy e Oliver Sim, i due compagni di squadra negli XX, ora portate in primo piano, ora retrocesse sullo sfondo. L’atmosfera da party è assicurata, e raggiunge l’apice nella travolgente conclusiva “Baddy On The Floor”, alla quale fa seguito come bis la sola “Dafodil”, con il pubblico che resta visibilmente scontento, visto che sono le 23,04 (prestino per chiudere un Dj set, no?) e Jamie è in consolle appena dalle 21,43. Un’ora e venti anticipata dall’ottimo set di Hiroko Hacci, dj e cantautrice giapponese, parte del collettivo Le Cannibale. Nella sua vibrante selezione individuiamo tracce di Alpha Funk (“La Sonrisa del Payado”), David Guetta e SIA (il remix di “Beautiful People”), Fango (“West”), e soprattutto nella parte conclusiva il trascinante remix di “1.2.3.4 Gimme Some More” un ritorno ai primissimi anni Ottanta sulle ali dei “nostri” D.D. Sound.
Ma non possiamo tralasciare qualche appunto negativo: raccogliamo lamentele in platea per il prezzo del biglietto (parliamo di circa 60 euro) che non giustificherebbe un set così corto e terminato troppo presto per un evento che intende emulare l’atmosfera di una serata in un club. Sarebbe bastato aggiungere un altro dj, oppure prolungare un pochino il set di Jamie, che invece si dilegua senza proferire parola, davanti a una folla in assoluta adorazione. Jamie XX ha orami raggiunto un livello tale di notorietà da risultare per lui restrittivo voler passare per un producer che fa girare dei dischi: molto più interessante sarebbe ammirare quei brani suonati sul palco con una band, oppure, se proprio Dj set dev’essere, renderlo più lungo e con un maggior dispiegamento di effetti, senza limitarsi alle riprese in diretta con delle steadycam eseguite fra il pubblico che balla, rilanciate sul maxischermo alle spalle della consolle. E’ giusto che il pubblico in certe situazioni debba essere il centro dello spettacolo, però poi il biglietto si paga per la star di turno. Attenzione quindi, perché altrimenti un Dj set non riuscirà mai a possedere il medesimo valore percepito di un concerto rock.