Italia in vetta per produzione, esportazione e consumo di pasta

«I connazionali sono i più grandi consumatori con 23,3 chili annui pro-capite – rimarcano dall’organizzazione -, ma quasi il 60% della produzione di pasta italiana finisce sulle tavole di tutto il mondo, con un export che tocca oltre 200 Paesi. Non solo, secondo una ricerca demoscopica commissionata in queste settimane dai pastai di UIF (Istituto AstraRicerche, metodo cawi, 1.020 interviste online ad un campione rappresentativo di italiani 18-70enni) per 8 italiani su 10 è simbolo indiscusso dell’italianità, nonché ambasciatrice del Made in Italy per la quasi totalità del campione, con una percentuale del 96,6%. Non solo: la pasta si posiziona nella “Top 5” degli elementi che rendono gli italiani fieri di esserlo, insieme a monumenti, arte, paesaggi naturali e letteratura . «Per gli italiani la pasta è una questione di appartenenza e motivo di orgoglio. Questa ricerca lo conferma e arriva in un momento politicamente delicato – commenta Margherita Mastromauro, Presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food -. Il comparto della pasta è un pilastro della nostra economia e della nostra identità culturale. Ogni misura che ne ostacola la competitività sui mercati internazionali rappresenta una minaccia non solo per le imprese, ma per l’intero sistema del Made in Italy».
Secondo lo studio 80 milioni di porzioni di pasta italiana lo scorso anno sono state proposte nelle case e nei ristoranti di quasi 200 Paesi. L’aumento dell’export registrato nel 2024 si conferma anche nel primo semestre del 2025, con una crescita a volume del +2,5% rispetto all’analogo periodo del 2024 (1.195.025.792 nel 2024 vs 1.224.476.880 nel 2025). «L’industria pastaria italiana si conferma un asset strategico dell’agroalimentare italiano – concludono dall’organizzazione – nonostante uno scenario caratterizzato da pesanti dazi all’export in USA, inflazione, conflitti, aumento dei costi delle materie prime e cambiamenti climatici che influenzano i raccolti del grano duro».
Francia e Grecia: due mercati chiave per consumo e produzione
Il primato italiano trova riscontro anche negli altri grandi mercati europei della pasta. In Francia, secondo dati della Chambre de l’Agriculture, nel 2022 il consumo ha raggiunto 566.616 tonnellate: oltre il 96% dei francesi acquista pasta e sette su dieci la mangiano almeno una volta a settimana. Ogni secondo vengono venduti quasi 16 pacchi, per un totale di 488 milioni di confezioni l’anno. I consumatori d’Oltralpe mangiano così il doppio del riso e comprano pasta in media 12 volte l’anno. Sul fronte produttivo, nel 2020 la Francia ha realizzato 453.705 tonnellate, con una preferenza marcata per gli spaghetti (23% delle scelte). Inoltre, il 26% dei francesi dichiara fedeltà a un preciso marchio.
In Grecia, la pasta rappresenta un alimento profondamente radicato. Secondo i dati dell’Unione dei produttori europei (UN.A.F.P.A.), il Paese è secondo nell’Ue per consumo pro-capite con 12,2 kg annui, dietro l’Italia (23,3 kg) e davanti alla Germania (10,1 kg). A livello globale la Grecia è quarta, superata da Italia, Tunisia e Venezuela. Nel 2024 il consumo europeo ha superato per la prima volta i 4 milioni di tonnellate.
Anche la produzione è in crescita: nel 2024 la Grecia ha mantenuto la quarta posizione europea con 185 mila tonnellate, pari al 3,1% del totale Ue. L’intero mercato europeo ha registrato un aumento del prezzo medio di vendita, salito a 1,50 euro al chilo, in linea con le pressioni inflazionistiche degli ultimi anni.
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