Italia-America Friendship Festival: pagati 31.000€ per siti comunali?

(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 302, sul web per gli abbonati) Da luglio abbiamo seguito passo passo, su ViPiu.it e su questo mensile, le vicende che hanno portato alla realizzazione dell’Italia-America Friendship Festival, il quale, nonostante le contrarietà da parte di molti cittadini, si è svolto regolarmente dal 12 al 14 settembre 2025 proponendosi di celebrare il settantesimo anniversario della prima base USA e, con l’occasione, a dir poco opinabile e molto contestata, i legami storici e culturali tra Italia e America. Più di trenta appuntamenti tra il programma e gli eventi preparatori avrebbero, quindi, dovuto animare Vicenza per “rinnovare” e/o promuovere l’amicizia tra italiani, segnatamente i vicentini, e gli americani, presenti a Vicenza per un totale di circa 15.000 persone tra militari e familiari in due basi, con l’ultima, la Del Din ex Dal Molin, contestatissima.

Ad essersi animato, invece, già a luglio, è stato, quindi, il dibattito pubblico, tra richieste da parte di gruppi e partiti dell’annullamento della celebrazione e del ritiro del patrocinio comunale, e, dopo lo svolgimento, comunque, dell’evento, l’invito al sindaco Possamai a “licenziare” il direttore e ideatore del festival, Jacopo Bulgarini d’Elci. L’ondata di critiche è sfociata, infatti, il 13 settembre in una grande e pacifica marcia di circa 2.500 cittadini grazie a una vasta rete di associazioni pacifiste, culturali e ambientaliste, che hanno accusato gli organizzatori di voler riscrivere la storia vicentina ignorando il conflitto e le ferite non rimarginate per la costruzione della base militare Del Din, la resistenza civile contro l’imposizione della presenza USA (lunga 70 anni) e l’anima antimilitarista della città. Contrari si sono dichiarati anche alcuni partiti di maggioranza non consultati dal sindaco Possamai prima di promuovere e patrocinare il festival.
Oltre che degli aspetti ideali e storici con contributi popolari e anche dello storico vicentino, Emilio Franzina, che per l’occasione ha presentato un suo libro (“America sorella? Italiani e italo discendenti tra USA, Brasile e altre Americhe”), ci siamo occupati dell’aspetto amministrativo, riscontrando una sostanziale mancanza di trasparenza su entrate e uscite previste, di certo rilevanti se si considerano i rimborsi spesa e/o i gettoni per gli ospiti, gli ingaggi, le spese organizzative, i costi per le location pubbliche e private, le attività di comunicazione, i compensi per i lavoratori, tra cui il direttore del festival, etc.

“Un ringraziamento particolare – aveva detto Bulgarini d’Elci – va ai partner e agli sponsor. Il loro generoso contributo ha coperto tutte le spese del Festival e consente di offrire la quasi totalità degli eventi a ingresso gratuito”. (Ricordiamo che i main partner del progetto, oltre alla preminente NIAF, ad altre istituzioni e ad alcuni sponsor tecnici, sono stati: Enel, MTI – Medical Tourism Italy, Confindustria Vicenza, Gruppo Save, Polo Marconi, Gruppo ICM, FITT, Azimut e Zamperla).
Ad oggi non sono mai state rese note né, prima, le entità di questi contributi e le previsioni e destinazioni di spesa, né, ora, le cifre dei consuntivi.

Alla ricerca delle dovute informazioni ne avevamo, infatti, già fatto richiesta il 29 luglio a Pier Giacomo Cirella, segretario generale della Fondazione del Teatro Comunale di Vicenza, organizzatrice del Festival, ideato e diretto da Bulgarini e patrocinato dal Comune, il quale, alla fine di uno scambio di comunicazioni pubblicate nel numero di settembre di questo mensile oltre che su ViPiu.it, ci aveva dichiarato, il 31 luglio: “il progetto, come saprà si poggia solo su finanziamenti privati o tanto meno comunali, né diretti o indiretti (aziende partecipate). La Fondazione Teatro, cura solo la parte organizzativa a fronte di un corrispettivo per i costi del personale impiegato… Caro direttore, come le ho già scritto, il Festival Ita/Usa ad oggi non è finanziato da contributi pubblici italiani e credo questo possa rispondere alla maggior parte delle sue domande… Il pubblico interesse di cui lei parla avrebbe senso in caso di eventi sostenuti da enti pubblici e organizzati da enti pubblici, ma oltre a non essere questo il caso, come ente organizzatore non abbiamo l’obbligo di pubblicizzare importi di accordi privati tanto più con una testata giornalistica…”
E allora, preso atto anche della criminalizzazione di una testata giornalistica che fa il suo lavoro per i lettori-cittadini, e dato che il Comune di Vicenza “non ha dato contributi”, abbiamo provato a stabilire quanti spazi sono stati concessi al Festival (gratuitamente?) dall’Amministrazione e qual è l’importo economico che avrebbe dovuto essere versato se i locali fossero stati dati in affitto a pagamento come di norma se a chiederli fossero stati cittadini non coinvolti, a vari livelli nell’organizzazione e promozione dell’Italia-America Friendship Festival.
Nella fase del pre-festival ed escludendo da questo computo le location non comunali, di cui, pure sarebbe opportuno conoscere i costi sostenuti, sono stati due gli eventi programmati a Palazzo Chiericati, il 25 giugno e il 4 luglio. Calcolando la mezza giornata di affitto (gli eventi si sono tenuti in serata, ma va tenuto conto dei tempi preparatori e organizzativi), un privato o un’azienda avrebbe pagato €500,00 per ciascuna serata [Fonte: comune.vicenza.it].
Il luogo comunale più sfruttato e il più costoso in assoluto, però, è stato il Salone della Basilica Palladiana, utilizzato venerdì 12 settembre, sabato 13 settembre e domenica 14 settembre.
Per i 17 eventi nelle tre giornate in Basilica Palladiana il salone d’onore sarebbe costato 10mila euro (+ Iva) per ciascun giorno [Fonte: comune.vicenza.it] a comuni mortali o normali società o enti per un totale di 30.000 euro più Iva, non sappiamo se comprensivi o meno dei costi accessori.
A voler essere pignoli, come dovrebbe essere e di sicuro è l’ente organizzatore, la Fondazione del TCVi a cui capo c’è il “dr. Cirella, che, “riservato” com’è, non gradisce i quesiti della stampa, vanno aggiunti i 1.000 euro da noi calcolati per la fruizione di palazzo Chiericati per l’importo dovuto al Comune di Vicenza assommerebbe a 31.000 euro, a parte eventuali annessi e connessi…
Questa cifra è stata incassata oppure no? “A che titolo e con quale procedura?” chiederebbe, a questo punto, un qualunque cittadino, tra cui tutti quelli che hanno manifestato il loro malessere, direttamente e per conto di gran parte della città.
Le domande del direttore Giovanni Coviello a Cirella, Bulgarini e Possamai
Dopo il puntuale lavoro e la domanda finale che ipotizza Serena Balbo chiediamo anche da queste pagine a Bulgarini, ideatore e direttore del festival, che non ha risposto alla “proposta” da noi fattagli il 29 settembre (per mail, messaggi e con una chiamata senza esito) della concessione, ovviamente gratuita e, questa sì, come ulteriore… “contributo privato”, di due pagine su questo numero di VicenzaPiù Viva per illustrare la sua libera versione, e al segretario generale Cirella, che ha ricevuto la Pec di cui all’articolo della collaboratrice il 18 settembre, se i nostri calcoli sono esatti e/o se e come andrebbero e corretti.
E se la concessione eventualmente gratuita di spazi altrimenti a pagamento, che si tradurrebbe in mancati incassi per il Comune e, quindi, in costi per i cittadini “comuni”, non sia equiparabile ai “contributi pubblici” espressamente negati per iscritto (magari nel rispetto di norme che, nel caso specifico, non prevedono quello dei cittadini) dal segretario generale della Fondazione, che, piccolo dettaglio… formale, fa capo a enti pubblici (Comune e Regione) e risponde all’Assemblea degli associati della Fondazione, alla cui presidenza si trova il sindaco di Vicenza, che a sua volta è il presidente dell’Assemblea stessa.
In tutto questo ci piacerebbe sapere come si pone, anche di fronte ai partiti di maggioranza da lui scavalcati e, poi, rassicurati che non ci sarebbero stati, comunque, contributi e, quindi, costi pubblici, l’anche lui silente Giacomo Possamai, come sindaco di Vicenza e come presidente della Fondazione che ha organizzato, sotto la direzione di Bulgarini e col patrocino del Comune, il primo Italia-America Friendship Festival a cui hanno preso parte, da nota ufficiale, circa 2.000 cittadini a fronte dei 2.500 che, grazie al passa parola di semplici volontari, si sono raccolti il 13 settembre per marciare pacificamente per solo 2 ore e non nei ben tre giorni dei 30 avvenimenti festivalieri totali, fortemente e costosamente pubblicizzati.
Loro, i cittadini “normali” e “paganti” le spese comunali, tra cui quelle per Palazzo Chiericati e la Basilica Palladiana, in nome anche dei quali, senza consultare i partiti che li rappresentano in Consiglio Comunale, il sindaco potrebbe aver concesso gratuitamente costosi spazi pubblici, hanno marciato contro festival e ipocrisia, ricordando le battaglie di cui si fece forte per la sua elezione nel 2008 anche Achille Variati, padre storico anche di questa Amministrazione.
E lo hanno fatto radunandosi senza il supporto e, bisogna dirlo, col sostanziale atteggiamento ostile dei media classici, che nelle poche righe dedicate alla manifestazione annunciata l’avevano attribuita, per scoraggiarne la partecipazione?, a Bocciodromo e antagonisti.
I cattivi di turno…
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