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Israele-Hamas, c’è l’accordo: ecco cosa prevede


Israele-Hamas, c'è l'accordo: ecco cosa prevede

Dopo più di un anno di guerra, Israele e Hamas sono giunti all’accordo per il cessate-il-fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. “Gli ostaggi di Hamas saranno rilasciati tra poco“, ha dichiarato Donald Trump su Truth annunciando la notizia. Il presidente israeliano Isaac Herzog incontrerà a Gerusalemme la presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa Mirjana Spoljaric per discutere i preparativi per rilascio degli ostaggi, ha affermato il suo ufficio. Questioni “minori” saranno finalizzate dopo che l’accordo inizierà ad essere implementato: al momento non sembrano così insormontabili da bloccare il fluire degli eventi.

I dettagli sul rilascio degli ostaggi

Descrivendo in dettaglio gli elementi non confermati dell’accordo, Channel 12 riferisce che dei 33 ostaggi che saranno liberati nella prima fase di 42 giorni dell’accordo: saranno rilasciate donne civili, poi donne soldato, poi uomini con più di 50 anni e uomini infermi. Tra gli ostaggi vivi destinati ad essere liberati in questa fase ci sono l’israeliano di origine etiope Avera Mengistu e il beduino israeliano Hisham al-Sayad, detenuti rispettivamente dal 2014 e dal 2015. I primi tre ostaggi saranno rilasciati il ​​primo giorno di attuazione dell’accordo, con altri quattro che saranno liberati il ​​settimo giorno. Dopodiché, tre ostaggi saranno rilasciati ogni sette giorni, con gli ultimi 14 che saranno rilasciati nell’ultima settimana della fase.

In cambio dei 33 saranno liberati oltre 1.000 prigionieri di sicurezza palestinesi, tra cui almeno 250 terroristi. Tra coloro che saranno liberati ci saranno prigionieri catturati a Gaza dopo il 7 ottobre 2023, ma nessuno di coloro i quali hanno preso parte al massacro. Il rapporto afferma che il gabinetto di sicurezza e poi l’intero gabinetto sono pronti a votare — e dovrebbero approvare — l’accordo domani mattina. Dopodiché, saranno pubblicati gli elenchi dei prigionieri di sicurezza palestinesi da liberare, per consentire petizioni contro i loro rilasci all’Alta Corte. È ampiamente previsto che la Corte non contrasti l’accordo.

Il nodo del corridoio Filadelfia

Un alto funzionario israeliano a conoscenza dei colloqui afferma che Hamas ha “ceduto” alle sue richieste sul corridoio di Filadelfia, ma che ci sono ancora dettagli da definire. “A causa dell’insistenza del Primo Ministro Netanyahu, Hamas ha ceduto sulla questione del Corridoio di Filadelfia“, la striscia lungo il confine tra Egitto e Gaza dove Israele ha insistito per mantenere una presenza durante l’attuazione del cessate il fuoco, afferma il funzionario. “Tuttavia il quadro non è stato completamente finalizzato e ci sono ancora una serie di dettagli che non sono stati definitivi“, ha aggiunto in un messaggio inviato ai giornalisti pochi minuti dopo l’annuncio di Trump. Secondo quanto riportato dai media israeliani, il gabinetto di sicurezza si riunirà domani alle 11:00 per approvare l’accordo.

Il ruolo di Sinwar junior

Come molti si aspettavano, Mohammad Sinwar, fratello dello scomparso leader di Hamas, sta venendo fuori come la nuova guida dell’organizzazione islamista. A “stanarlo”, proprio le trattative di queste ore: il fratello minore del defunto Yahya Sinwar aveva accettato in linea di principio i termini dell’accordo di una tregua nella Striscia: il suo placet era giunto poche ore dopo che Hamas, ieri, aveva dichiarato che l’accordo era nella sua “fase finale”.

Il diavolo, però, restava nei dettagli. È stato facile, sì, raggiungere un accordo di cessate-il-fuoco a Gaza, ma il suo annuncio continuava a essere ritardato a causa di disaccordi sui meccanismi di attuazione. Lo aveva riferito all’agenzia di stampa Al-Araby Al-Jadeed un’importante fonte palestinese, secondo cui Benjamin Netanyahu avrebbe tentato di sabotare l’accordo e di ritardarne l’avanzamento all’ultimo minuto, insistendo affinché i soldati israeliani tenuti in ostaggio da Hamas fossero inclusi nella lista dei 33 ostaggi da rilasciare nella prima fase dell’accordo.

Gli scontri nel governo Netanyahu e il ruolo dell’Anp

L’accordo ha agitato le complesse acque del governo israeliano. Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich questa mattina avea affermato di essere ancora indeciso se sostenere o meno l’imminente decisione. Dopo numerose consultazioni, tra cui quella con il primo ministro, il leader dell’estrema destra aveva rilasciato una dichiarazione video in cui afferma che “siamo in un momento cruciale e fatidico per la sicurezza, il futuro e l’esistenza dello Stato di Israele“.

Dall’Autorità Nazionale Palestinese, Mohammad Mustafa preme per il punto dolente dell’ultima fase: ha, infatti, affermato che “non sarà accettabile” che in futuro la Striscia di Gaza venga amministrata da un’altra entità diversa dall’Anp.

“Mentre aspettiamo il cessate-il-fuoco, è importante sottolineare che non sarà accettabile che nessuna entità governi la Striscia di Gaza se non la legittima leadership palestinese e il governo dello Stato di Palestina“, afferma Mustafa. Per l’Anp, dunque, qualsiasi tentativo di consolidare la separazione tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, o di creare entità transitorie, sarà respinto.


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