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ipotesi riesumazione di Chiara Poggi, parla l’avvocato

La salma di Chiara Poggi sarà riesumata? Per uno dei legali di Andrea Sempio, l’avvocato Massimo Lovati, è un’ipotesi dopo la nomina dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo come consulente della procura di Pavia. Una eventualità che non stupisce Gian Luigi Tizzoni, uno dei legali di parte civile, che ricorda che “sarebbe la seconda volta”. Al dato storico, il corpo della 26enne fu riesumato perché nel corso dell’autopsia non fu pesato, però il legale che ha più volte opposto sentenze passate in giudicato agli scampoli di indizi della nuova indagine della procura di Pavia, aggiunge: “Non ci possiamo opporre, anche se questa eventuale decisione creerà inevitabilmente dolore alla famiglia Poggi. Certo non ci sorprenderebbe. Ma nessun dato tecnico aggiuntivo potrà arrivare da questo esame”.

Questo perché, come sa chi conosce il processo, sono state nel corso degli anni agli atti non c’è solo l’autopsia del dottor Marco Ballardini, ma ci sono “plurimi accertamenti di medici legali in qualità di consulenti e periti che hanno escluso la possibile partecipazione di due persone al delitto”.

L’elenco di Tizzoni include Lorenzo Varetto dell’Università di Torino che era stato nominato dal Gup di Vigevano, Giovanni Pierucci, ex direttore di Medicina legale dell’Università di Pavia che aveva successivamente affiancato Ballardini nel corso dell’indagine come consulente della procura, il professor Andrea Gentilomo (Università Statale di Milano) per la parte civile, il dottor Marco Ballardini per l’accusa e il professor Francesco Maria Avato (Università di Ferrara) per la difesa Stasi, “unico che in una nota in calce” aveva ipotizzato una seconda presenza.

Per Tizzoni la procura di Pavia si “assumerà la responsabilità morale” di questa decisione se dovesse arrivare. Perché come per Massimo Lovati, nulla potrà aggiungere alle risultanze già acquisite da tempo. Il legale esprime anche “stima professionale per la professoressa Cattaneo, come per tutti gli altri che nel corso del tempo si sono occupati del caso. Speriamo soltanto che alla consulente venga messo a disposizione tutto il lavoro già fatto dai suoi colleghi, le diano tutto quello che le può servire”.

Intanto in attesa del 24 ottobre, quando è fissata l’udienza davanti alla giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, per discutere gli esti dell’incidente probatorio che al momento non ha trovato riscontri all’ipotesi dei pm di Pavia, il “dramma è qualsiasi cosa può essere spacciata come elemento di novità come è capitato nei giorni scorsi per la storia del Dna femminile. Questi dati sono stati sempre presenti, ma non si era potuto andare oltre perché erano profili Dna molto degradati e non era possibile alcuna attribuibilità. Non c’è mancanza di volontà. Non sono stati approfonditi per questo motivo, a meno di pensare a profili di falsità nelle indagini e di una mancanza di attenzione della difesa”. Allo stato non esiste quindi un Ignoto 3, perché i Dna sulla scena del delitto nella casetta di via Pascoli sono quelli di Stasi e della vittima.


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