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“Io vittima di una macchinazione pazzesca, ero la pedina attaccabile per non toccare altri nomi importanti”: il racconto di Magnini

“Sono stato vittima di una macchinazione pazzesca. Ero la pedina attaccabile, ma ho registrato tutto durante gli interrogatori”. È un Filippo Magnini duro quello ospite a Belve, trasmissione Rai condotta da Francesca Fagnani. L’ex nuotatore ha raccontato infatti una versione dei fatti inedita sulle indagini e sulla successiva squalifica per doping.

Una condanna che è poi stata impugnata dal Tribunale Arbitrale dello Sport, che ha accolto integralmente il suo ricorso e annullato le sentenze del TNA, revocando la sanzione disciplinare dell’atleta. Rivelazioni e accuse pesanti rivolte alla Procura sportiva che – se confermate – potrebbero riscrivere la storia di quella vicenda. “Hanno calcato molto sul mio nome per non toccarne altri. Atleti del nuoto ma anche di altre discipline”, ha spiegato Magnini.

“Ero la pedina attaccabile”, ha dichiarato ancora Magnini. “Perché?” chiede Fagnani. “Penso che per non far uscire altri nomi di atleti, puliti come me, ma che solo il nome messo sul giornale dava fastidio, sicuramente è stato detto ‘potete sfondare lui che non è più atleta‘” sostiene il campione, che aggiunge: “Hanno calcato molto il mio nome per non toccarne altri”.

Chi sono?” incalza Fagnani. “Preferisco non dirlo. Nomi di atleti importanti del nuoto e anche di altre discipline”, la risposta dell’ex nuotatore due volte campione del mondo, medaglia di bronzo nella staffetta 4×200 ai Giochi Olimpici di Atene, nel 2004.

Magnini si è infatti ritirato nel 2017 e nello stesso anno ha scoperto dai giornali l’indagine per doping: quindi la squalifica fino all’assoluzione nel 2020. Adesso molti dettagli inediti. “Mi hanno preso di mira perché non ho voluto patteggiare. Ho registrato tutto durante gli interrogatori. E non solo io. Al mio amico Santucci hanno detto: se ci fai il nome di Magnini con te chiudiamo subito. E lui mi ha sempre difeso”.

“Dice cose molto pesanti” osserva Fagnani. “Sono andato a muso duro e uno dei procuratori mi disse: al di là della verità questa è un faccenda personale tra me e te. Ho richiesto il dvd, ma casualmente quella frase non c’è”, sostiene ancora Magnini. “Perché non ha denunciato?”, la domanda della giornalista. “Ho tempo per farlo. Ma ho ascoltato il consiglio del mio avvocato che mi ha detto: nella vita bisogna vincere, non stravincere”, ha concluso l’ex nuotatore.

L’articolo “Io vittima di una macchinazione pazzesca, ero la pedina attaccabile per non toccare altri nomi importanti”: il racconto di Magnini proviene da Il Fatto Quotidiano.


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