Lazio

Intervista al Direttore della Caritas diocesana di Roma Giustino Trincia

Giustino Trincia è un diacono della diocesi di Roma. Sposato con figli e nipoti. Laureato in Analisi delle politiche pubbliche e in Scienze religiose. Esperienze lavorative nella pubblica amministrazione, nelle organizzazioni civiche e nel settore del credito. Da Settembre 2021 è Direttore della Caritas di Roma. Lo abbiamo recentemente intervistato.

 Per far comprendere meglio ai nostri lettori cosa è e cosa fa la Caritas sarebbe utile descrivere questa vostra realtà magari partendo da alcuni numeri.

La Caritas è un organismo della Diocesi di Roma, nata nel 1979, con il compito primario di promuovere la testimonianza della carità nelle comunità cristiane. Vivere la carità è un compito che spetta ad ogni battezzato, non è delegabile! Noi cerchiamo di aiutare a vivere questa dimensione attraverso quella che chiamiamo la “pedagogia delle opere”: realizzando cioè dei servizi in cui è possibile incontrare il povero per entrare in relazione con lui e non soltanto per aiutarlo. Da qui nasce una rete di opere-segno a sostegno a chi è in difficoltà: solo nel 2024 sono state incontrate oltre 30 mila persone e famiglie nei centri di ascolto, nelle mense, nelle comunità alloggio, nei centri sanitari, nelle case famiglia e negli empori della solidarietà. L’impegno Caritas è anche per accompagnare e facilitare l’accesso al diritto all’abitare.

Il vostro impegno si distingue soprattutto per il forte legame che c’è tra carità e giustizia. Può essere descritta la vostra azione anche come “Politica”? 

La politica è una delle forme più alte di carità. Il magistero della Chiesa su questo è chiaro. Si tratta cioè di intervenire sulle cause di tante forme di ingiustizia e di povertà, senza farsi coinvolgere nella normale dialettica che c’è tra le diverse forze politiche in competizione per acquisire i consensi in sede elettorale. 

Un esempio è il Manuale operativo dei diritti che si propone di aiutare le persone nell’esigere i propri diritti su temi come l’abitare, il lavoro, l’accesso alle cure sanitarie, l’accoglienza di migranti e rifugiati, il sostegno a donne e minori vittime di violenza o di sfruttamento. 

Chi sono gli “Invisibili” a Roma, quei cittadini ai margini che nessuno, Istituzioni comprese non contemplano nel loro raggio di azione. È un fenomeno in continua crescita.

Molti degli “invisibili” in realtà sono più che visibili, mi riferisco ai senza dimora, a chi una casa dignitosa non ce l’ha e si arrangia nelle condizioni abitative più precarie. I veri invisibili sono quelle persone, soprattutto anziani, che vivono da soli. Penso pure al numero crescente di giovani chiusi nelle proprie camere, con una o più forme di dipendenza. Penso a tanti bambini, ai minori trascurati dalle loro famiglie. La speranza nasce dalle tante forme di solidarietà che ci sono in città, purtroppo però la solidarietà e la buona volontà di alcuni, da sole non bastano, serve ben di più.

Ci sono nuovi Poveri? Esistono famiglie che pur non vivendo in situazioni di emarginazione ma vivono contesti di povertà dove è difficile anche mantenere i figli a scuola o permettergli attività sportive.

I dati macro economici ci dicono che la città è in salute e in crescita ma con un forte aumento delle disuguaglianze. La caduta del potere di acquisto degli ultimi anni colpisce soprattutto le famiglie monoreddito e i pensionati. Ci sono poi le povertà legate alla impossibilità di accesso alle cure mediche, ai farmaci; a livelli adeguati di istruzione per i propri figli, alla possibilità di trascorrere magari una sola settimana al mare o in montagna. C’è la povertà relazionale che si diffonde in quartieri sempre più anonimi dove prevale il senso di insicurezza, la paura e la diffidenza verso l’atro.

A Roma si muore e si rimane per strada per giorni; ma che succede? la tragedia di Villa Pamphili- Il caso di Emanuela Ruggeri trovata morta abbandonata al Mandrione. 

L’urgenza è quella di un nuovo umanesimo: una profonda conversione dei cuori e delle menti, indispensabile per rimettere al centro la regalità di ogni essere umano, di ogni vita. Nel nostro tempo c’è un evidente squilibrio a favore del dio denaro, dell’io, del successo ad ogni costo, della mancanza di senso del proprio limite. La strada è in salita ma la speranza è forte, perché il nostro Dio c’è sempre accanto ed agisce attraverso lo Spirito Santo che è in grado di compiere meraviglie.

In casi più tragici appena ricordati, non sono che la punta di un iceberg di uno stato di sofferenza molto diffusa, spesso non pienamente visibile ai più. Alcuni grandi problemi strutturali che Roma patisce da molti anni vanno affrontati con coraggio e decisione. 

Si parla molto della apatia dei giovani verso l’impegno, anche quello sociale, lei che esperienza può portare in questo senso, chi sono, cosa fanno i giovani volontari della Caritas, e cosa si sente da dire ai nostri giovani lettori che magari desiderano dare una mano e mettersi in gioco con una esperienza di volontariato.

C’è una reale difficoltà di ascoltare i giovani, adibire spazi adeguati alla loro creatività e alla domanda di cambiamenti reali e più umani nel modus operandi della città. Negli anni abbiamo sperimentato che i giovani hanno bisogno di impegnarsi concretamente in  proposte coraggiose e autentiche nelle quali potersi cimentare, mettendosi alla prova per percorrere strade nuove. Abbiamo visto di recente in occasione del Giubileo a loro dedicato, la vitalità e la generosità nell’impegno di prossimità che hanno svolto nei servizi Caritas e non solo. Queste, sono risorse straordinarie di benessere per tutti. In Caritas la presenza dei giovani è significativa da sempre.

Il 30 settembre nasce “Mi Fido di Noi” una importantissima iniziativa. E’ il nuovo strumento di microcredito sociale promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana e da Caritas Italiana, in collaborazione con la Consulta Nazionale Antiusura e una rete di 68 Diocesi aderenti, tra cui la Diocesi di Roma. In cosa consiste questo progetto e a chi è destinato?

L’iniziativa si propone di offrire una opportunità di “ripartenza”, attraverso finanziamenti di Microcredito sociale, fino ad un massimo di 8.000 euro, a favore di persone in condizioni di fragilità sociale che siano nell’impossibilità di accedere al credito ordinario. È un finanziamento, seppure senza interessi da pagare, e non un contributo a fondo perduto! Non è uno strumento assistenzialistico, si basa infatti sulla possibilità per le persone che potranno beneficiarne, di restituire quanto ricevuto.

Non è uno strumento idoneo per coloro che hanno condizioni croniche di sovra indebitamento e che si illudono di poter pagare i debiti facendo altri debiti. Il nome individuato, Mi fido di Noi, sottolinea come l’aiuto non si esaurisca nel singolo intervento economico ma in una relazione di fiducia reciproca e generativa, capace così di moltiplicare risorse e opportunità.

Sempre il 30 settembre diventerà pienamente operativo il nuovo “Emporio della solidarietà” (il sesto in città) “Don Bosco”, nel territorio del Municipio VII, Cosa sono gli Empori della solidarietà? Come partecipare?

L’Emporio della solidarietà è un servizio gratuito di raccolta e distribuzione di generi alimentari e di prima necessità, organizzato come un supermercato dove le persone in difficoltà, residenti sul territorio, possono scegliere i prodotti in modo autonomo e secondo i loro bisogni reali.

Si pone particolare attenzione all’accompagnamento dei beneficiari allo scopo di farli uscire dalla condizione di fragilità che li ha condotti ad avere bisogno di questo tipo di aiuto.

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