Intervento «obsoleto» danneggia paziente: medico condannato a pagare 20 mila euro
di C.P.
Dovrà risarcire l’azienda ospedaliera di Terni per circa 20 mila euro un medico che, nel 2016, ha effettuato un intervento ritenuto «obsoleto», senza informare correttamente il paziente. Questa la decisione della Corte dei Conti dell’Umbria ad anni di distanza da quell’operazione, che ha danneggiato il paziente «con invalidità permanente commisurata al 15% di quella totale».
L’accaduto L’uomo, ormai quasi dieci anni fa, si è sottoposto a un intervento chirurgico di stripping della vena grande safena alla gamba destra. Come presentato dall’avvocato del paziente, in sede di richiesta di risarcimento: «Nell’immediatezza dell’intervento, l’assistito accusava irritazione del nervo safeno, già in sede di ricovero, con progressivo peggioramento del quadro clinico e, dopo la dimissione ospedaliera, manifestava l’impossibilità ad attendere alle occupazioni della quotidianità». Insomma, difficoltà a guidare l’auto, a passeggiare e a praticare sport «sempre praticati». In base a successive visite mediche, «si riteneva che la ragione delle impossibilità derivava dalla scelta della tecnica operatoria utilizzata, asserita obsoleta e comportante rischi di lesioni nervose, dei quali il paziente non veniva edotto in sede di consenso informato». Alla richiesta risarcitoria veniva allegata anche una consulenza tecnica d’ufficio che, in sostanza, riteneva «ormai superata» la tecnica utilizzata per l’operazione.
Sentenza I medici implicati nella vicenda originariamente erano due. Uno dei quali ha optato per il rito abbreviato, pagando la sua parte di risarcimento. La Corte infine ha ritenuto colpevole l’altro medico per «gravi mancanze per carenze e omissioni allo stesso imputabili quale sanitario preposto alle fasi di programmazione, informazione e attuazione dell’intervento operatorio». Condannandolo così al risarcimento in favore dell’azienda ospedaliera di Terni dell’importo di 20.161 euro.
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