Intercettazioni, il Senato approva la stretta. Scarpinato: “Atto politico della maggioranza, indebolisce il contrasto alla criminalità”
Il Senato ha approvato la nuova stretta alle intercettazioni telefoniche. Palazzo Madama ha dato il via libera al disegno di legge presentato da Pierantonio Zanettin, esponente di Forza Italia: prevede di limitare gli ascolti a una durata totale 45 giorni, con proroghe possibili solo quando dalle captazioni emergono nuovi elementi. Ad approvare la stretta sono stati 83 senatori, con 49 voti contrari e un astenuto. Il provvedimento passa ora alla Camera. Oltre a quelli del centrodestra, a Palazzo Madama anche gli esponenti d’Italia Viva si sono espressi a favore del provvedimento. Fortemente contrarie le opposizioni, a cominciare dai 5 stelle. Anche l’Anm ha attaccato una stretta, che “determina un rischio concreto di ridurre la tutela dei diritti della persona – ha detto la vicepresidente Alessandra Maddalena – Parliamo di uno strumento fondamentale nella lotta al crimine che va salvaguardato e non limitato”.
“Non hanno ascoltato gli esperti” – A criticare il provvedimento al Senato è stato soprattutto Roberto Scarpinato, l’ex procuratore generale di Palermo eletto a Palazzo Madama dal Movimento di Giuseppe Conte. L’ex magistrato ha sottolineato come l’Aula abbia approvato la stretta senza prima aver ascoltato il parere di investigatori e inquirenti. La maggioranza, ha detto Scarpinato, si prepara a sconvolgere “i protocolli delle forze dei polizia senza prima ascoltare gli esperti, in palese deroga alla prassi della commissione Giustizia del Senato”. In questo modo, ha proseguito il senatore, non si sa “che differenza c’è tra intercettazioni ambientali e telefoniche. Non abbiamo statistiche, non conosciamo quale è il periodo medio di captazione utile entro il quale – sulla base dell’esperienza – sono state captate intercettazioni interessanti dal punto di vista probatorio. Non sappiamo se questo periodo cambia”. Scarpinato ha definito il provvedimento come “un atto politico destinato a indebolire la capacità dello Stato di garantire un efficace contrasto alla criminalità con ricadute sulla qualità della nostra convivenza civile”. Ma non solo. Secondo l’ex procuratore generale “il governo Meloni e la maggioranza vogliono smantellare selettivamente uno dietro l’altro tutti gli anticorpi, tutti i presidi dello Stato contro il dilagare della criminalità dei potenti”.
“Depotenziate indagini su stragi e femminicidi” – Il provvedimento modifica l’articolo 267 del codice di Procedura penale. In pratica al momento le intercettazioni possono essere prorogate senza limiti di tempo dal gip, su richiesta del pm, per periodi successivi di 15 giorni. Con la nuova norma, invece, non potranno “avere una durata complessiva superiore a 45 giorni, salvo che l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione”. Scarpinato ha sottolineato quindi come il provvedimento stabilisca che “per reati gravissimi come stragi, omicidi plurimi, femminicidi, rapine ed estorsioni aggravate, traffico di organi e tanti altri reati, la magistratura può indagare per due anni e, tuttavia, dopo appena quarantacinque giorni se non ha la sorte di acquisire in tale manciata di giorni elementi specifici e concreti, deve staccare la spina delle intercettazioni e proseguire le indagini per gli altri ventidue mesi solo con gli stessi mezzi che si utilizzavano prima dell’era tecnologica“. Per questo motivo il procuratore generale si è rivolto ai senatori del centrodestra: “Viene da chiedersi – ha detto – come vi giustificherete domani quando di fronte a gravi omicidi, stragi, femminicidi, violenze di gruppo, rapine a mano armata, la magistratura dovrà deporre le armi e dichiarare forfait perché dopo quarantacinque giorni ha dovuto staccare la spina delle intercettazioni. Cosa direte alle vittime e ai loro parenti? Cosa direte alla pubblica opinione per questa denegata giustizia? Siamo dinanzi ad un vero e proprio favoreggiamento del crimine e ad un disarmo unilaterale dello Stato. Un prezzo enorme che si fa pagare a tutto il paese pur di raggiungere il risultato dell’impunità di casta”.
“Italia sempre più simile a una Repubblica delle banane” – Per questo motivo Scarpinato ha definito lo stop agli ascolti come “un atto di irresponsabilità nei confronti del Paese” che fa parte di “un lucido disegno politico intrapreso dalla maggioranza fin dall’inizio della legislatura”. Secondo il senatore il centrodestra sta smantellando “selettivamente tutti gli anticorpi, i presidi dello Stato contro il dilagare della criminalità dei potenti, di affaristi spregiudicati dediti alla predazione sistematica delle risorse pubbliche, riciclatori di capitali sporchi. Un variegato mondo di colletti bianchi, sempre più spesso legato da segreti matrimoni d’interessi con le mafie”. L’esponente dell’opposizione ha poi ricordato i principali provvedimenti del centrodestra in temi di giustizia, dall’abolizione dell’abuso d’ufficio alle modifiche al reato di traffico d’influenza: “Stanno facendo divenire l’Italia un Paese sempre più simile alle Repubblica sudamericane”.
“Ci vogliono 4 mesi per capire cosa dicono i criminali” – La stretta agli ascolti non vale per alcuni reati gravi, come quelli che riguardano le associazioni mafiose. Il pm Nino Di Matteo, però, ha spiegato al Fatto Quotidiano come spesso si arrivi a scoprire reati di tipo mafioso intercettando soggetti indagati per altri reati, come la corruzione. Ed è proprio su questo punto che Scarpinato ha citato alcuni esempi legati alla sua esperienza di investigatore antimafia. “A volte abbiamo impiegato quattro mesi per capire cosa dicevano gli indagati”. E qui Scarpinato ha citato il caso della nota inchiesta su Mafia e appalti: nelle intercettazioni gli indagati parlavano di un tale, definito come “quello che comincia con la esse”. “Noi abbiamo impiegato 5 mesi prima di capire che non si trattava di Angelo Siino“, ha detto l’ex magistrato, riferendosi al cosiddetto ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra. “Non è così facile come sembra – ha aggiunto sempre Scarpinato – ci sono difficoltà di carattere oggettivo. Le intercettazioni telefoniche vengono usate anche come staffetta: si fa un’indagine, si cerca di capire chi sono i complici del reato, dove si riuniscono. Appena capisci dove parlano di un reato senza linguaggio cifrato, a quel punto metti le ambientali: ma se i 45 giorni si concludono prima, l’indagine è già finita”. Il senatore dei 5 stelle ha anche criticato la parte del provvedimento che prevede di poter prorogare gli ascolti solo se nell’arco di 15 giorni si raccolgono nuovi elementi concreti. “E se in quei 15 giorni le persone intercettate hanno un periodo di stasi criminale,perché magari qualcuno ha un incidente ?Allora dobbiamo chiudere le indagini perchè siamo stati sfortunati?”.
L’appoggio di Italia viva – All’inizio, come ha spiegato anche la relatrice Erika Stefani della Lega, la legge era composta da 3 articoli e riguardava soprattutto il divieto di intercettare le telefonate tra avvocati e assistiti. Questa misura viene poi recepita nel ddl Nordio e il progetto di legge si trasforma, concentrandosi sul nuovo tetto agli ascolti. Il testo modificato viene approvato in Commissione ad aprile, senza ascoltare gli esperti. Ad accelerarne l’arrivo in Aula è il capogruppo Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, che chiede e ottiene che il ddl arrivi in Assemblea “il più presto possibile”, durante l’ultima Conferenza dei Capigruppo. Tutti gli emendamenti delle opposizioni vengono respinti. Anche quelli del Pd che col capogruppo in Commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, ha contestato la norma, seppur con sfumature diverse da quelle dei 5 stelle. “Va bene il tetto alle intercettazioni – ha detto Bazoli – ma il limite di 45 giorni è troppo stretto” perché “così sono a rischio anche le indagini per omicidio”. Il “numero di 45 giorni – ha incalzato l’esponente dem – è stato scelto a caso senza alcuna verifica né istruttoria. E’ una tagliola clamorosa” che mette a rischio i “reati di strage, corruzione, bancarotta fraudolenta e violenza sessuale. Possibile che non ci si renda conto dei rischi? E’ un testo scritto male, superficiale. Fermatevi!”. La maggioranza, però, è andata avanti, anche grazie al sostegno di Italia viva: Matteo Renzi e Ivan Scalfarotto sono intervenuti a sostegno del provvedimento. Esattamente l’opposto di quello che hanno fatto i senatori del Pd e dei 5 stelle.
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