Influenza, pochi letti e pochi oss: esplode il Pronto soccorso di Vibo
Protestano i familiari dei pazienti al Pronto soccorso di Vibo, mancano i posti letto e c’è carenza di Oss. Allo Jazzolino è caos
VIBO VALENTIA – «È un pronto soccorso che scoppia. Di situazioni critiche qui ne abbiamo viste parecchie ma mai come questa mattina». È questo, depurato da alcune espressioni colorite quanto irriferibili, lo sfogo dei familiari di alcuni pazienti che da ieri sono sistemati alla bell’e meglio su barelle nel al pronto soccorso dell’ospedale Jazzolino. Esagerazione? Tutt’altro, perché in effetti, andati a controllare di persona, ci siamo trovati di fronte ad un accampamento, con ben sette barelle che occupavano quasi per intero il non lungo corridoio della struttura. Con medici e infermieri che si facevano strada a fatica per visitare o somministrare la terapia.
Insomma siamo alle solite, verrebbe da dire. In verità, da qualche tempo la situazione era nettamente migliorata, grazie all’efficiente organizzazione messa a punto dal direttore Vincenzo Natale, autorità riconosciuta nel campo della medicina d’urgenza vibonese e calabrese. E grazie anche all’arrivo di alcuni medici cubani che hanno sopperito alle carenze d’organico. Ora, pertanto, i medici non mancano e nemmeno gli infermieri ma, come vedremo, a mancare sono gli Oss (operatori sociosanitari) ormai ridotti al lumicino. La loro carenza aggrava ulteriormente la situazione, che da un paio di giorni è diventata ormai letteralmente insostenibile.
Il motivo di questo abnorme affollamento ha una spiegazione molto semplice, anzi ne ha due. La prima riguarda la costante mancanza di posti letto allo Jazzolino e negli altri due ospedali della provincia, Serra San Bruno e Tropea. Una carenza che viene da lontano, da quando cioè, una quindicina d’anni addietro, col varo del famigerato piano di rientro dal debito sanitario, la Regione tagliò quasi la metà dei posti letto degli ospedali. Vibo si ritrovò pertanto con soli 157 posti letto, una miseria considerato che si tratta di un ospedale provinciale. Cosicché, quando c’è un afflusso di pazienti superiore al normale i medici non sanno che pesci prendere. Passano molto tempo a telefonare negli altri nosocomi, spesso anche fuori provincia, e quasi sempre è tempo sprecato perché i posti non saltano fuori.
La seconda ragione delle tante barelle in corridoio è più contingente. Come spiegano infatti alcuni sanitari, è iniziato il periodo di maggiore incidenza dell’influenza stagionale che come si sa, se non ci si è vaccinati in tempo, può creare seri problemi soprattutto nei soggetti anziani o immunodepressi. Allo Jazzolino, pertanto, in questi giorni ne giungono parecchi, ingolfando la struttura.
C’è però dell’altro. Se da un lato nei reparti di posti letto non se ne trovano, dall’altro non si può non rilevare che nel servizio di medicina d’urgenza, attiguo al pronto soccorso, di posti ve ne sono sei ma non si possono utilizzare perché mancano gli infermieri e gli Oss necessari alla loro gestione. Sintetizzando: ci sono sei posti letto che potrebbero allentare un po’ “l’emergenza barelle” ma sono inutilizzabili perché manca il personale. Si tratta di un autentico paradosso sul quale occorrerebbe un’approfondita riflessione da parte dei tre commissari antimafia che reggono l’Asp i quali, oltre ad occuparsi della correttezza amministrativa, dovrebbero badare anche ai gravi disagi degli utenti.
E, per la serie “Nella sanità vibonese non ci facciamo mancare niente”, c’è un paradosso nel paradosso: proprio nei giorni scorsi l’azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali che i contratti a termine di 12 infermieri ed altrettanti Oss, che scadranno a metà e a fine dicembre, non verranno rinnovati. Una decisione fortemente contestata dai sindacati di settore e dalle rappresentanze interne, delle cui proteste il Quotidiano del Sud ha ampiamente riferito nei giorni scorsi. Al riguardo, la triade commissariale ha comunicato l’intenzione di sostituire gli infermieri e gli Oss con personale interno da reperire al termine della ricognizione già in corso. Ma questa soluzione appare solo una pia illusione. Nella migliore delle ipotesi non è comunque risolutiva per la grave carenza delle citate figure professionali.
Non ci si deve meravigliare, pertanto, se il pronto soccorso dello Jazzolino diventa come un accampamento in zona di guerra. «Ma a chi lo andiamo a dire? – accusano alcuni pazienti – Forse i commissari pensano che stiamo esagerando. E allora vengano loro di persona a rendersi conto della situazione. Ma non lo faranno, purtroppo».
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