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Indimenticabile Sydney, tra architetture e spiagge infinite

Camminando tra le aiuole fiorite, il prato perfettamente curato e le panchine linde e accoglienti nelle zone d’ombra di Hyde Park, nel cuore di Sydney, si giunge in un’area particolare: in mezzo a scintillanti grattacieli in vetro e acciaio, sopravvive un piccolo complesso di mattoni rossi. Presto si capisce perché: Patrimonio dell’Unesco dal 2010, identifica le origini della città australiana. Qui, infatti, furono portati nel 1819 i detenuti britannici che ingombravano le prigioni di Sua Maestà (deportati a migliaia sull’isola sin dal 1788) e che costruirono i primi edifici, le strade, i ponti. Oggi è il museo delle Hyde Park Barracks, con oggetti, reperti e un’efficace narrazione accompagnata dagli effetti sonori, accanto a plastici che riproducono le diverse fasi di avanzamento dei lavori: è impressionante constatare, nella meravigliosa città di oggi abitata da 5,3 milioni di persone, che sono passati solo poco più di due secoli da quell’approdo nel vergine territorio australiano.

Manly Beach.

La storia della colonizzazione

L’operazione di questo museo, e dell’altro che ricostruisce la colonizzazione a spese degli aborigeni nel più antico quartiere The Rocks (anche qui c’è un nucleo di basse case in pietra), racconta della meritoria volontà di trasparenza e di chiarezza rispetto a una storia che è stata anche di dolorosa prevaricazione. Non è un caso che i nuovi quartieri di Sydney, pieni di vita e popolati da giovani, portino i nomi e celebrino le storie di protagonisti della popolazione aborigena come Bennelong e Barangaroo.

Le Barracks sono a due passi dai Giardini botanici, un godimento per gli occhi e un invito al relax di una passeggiata tra alberi, piante e fiori tutti rigorosamente corredati di informazioni. L’arrivo alla baia non si dimentica, con le vele architettoniche dell’Opera House che si dispiegano nel loro candore, il ponte che taglia l’oceano e la fila di grattacieli, di notte forse ancora più spettacolari sull’acqua striata d’argento. Il cinema all’aperto allestito d’estate proprio qui, davanti a questo scenario, è un’esperienza da non perdere.

i grattacieli di Sydney visti dai Royal Botanic Gardens.

Tappa all’Opera House

Avvicinarsi all’Opera House vuol dire comprenderne le proporzioni maestose e desiderare, immediatamente, di visitare anche l’interno. Se ne conosce la storia travagliata (l’architetto danese ideatore del progetto, Jørn Utzon, non lo vide realizzato per contrasti con la committenza) e se ne apprezza ancora di più l’originalità. Il viola dei tappeti (Luciano Pavarotti non voleva percorrerli perché lo considerava – come tutto il mondo del Teatro – un colore proibito e faceva in modo di accedere al palco per altre vie) fa il paio con il rosso intenso dell’abito della regina Elisabetta, la sera dell’inaugurazione, il 20 ottobre 1973 (scorre in un filmato che propone i momenti chiave della struttura). Poco oltre il teatro ci sono i pontili del Circular Quay da dove partono i traghetti che portano in aree più tranquille della città, lontane dai rumori e dalle altezze vertiginose del Center business district, e ad alcune celebri spiagge come quelle di Manly. La più tranquilla e riparata è Shelly beach: qui un bagno nell’oceano appare rassicurante anche per i più timorosi.

il museo delle Hyde Park Barracks.

Dal lato opposto, a una decina di chilometri a est dal centro, si rimane a bocca aperta davanti alla grandiosità di Bondi beach, amatissima dai locali e naturalmente da chi è in vacanza. Di lì parte una passeggiata lungo la costa di sei chilometri, che attraversa diverse spiagge (tra cui Bronte beach: tanti i siciliani che emigrarono qui) e termina a Coogee. Lungo il percorso un piccolo cimitero con semplici croci bianche, affacciato sul blu dell’oceano, ricorda quello di Porto Venere.


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