indagini per capire come sia entrato in carcere a Marino del Tronto
ASCOLI Gli agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Marino del Tronto, con prontezza e la preparazione, sono riusciti a portare a termine una brillante operazione che ha consentito di evitare che i detenuti potessero in qualche maniera comunicare con l’esterno. È quanto accaduto durante una perquisizione ordinaria nella sezione giudiziaria della casa circondariale ascolana, all’interno di una cella occupata da due detenuti, uno di nazionalità italiana e l’altro magrebino.
Movimenti sospetti
L’attenzione degli agenti è stata richiamata da movimenti sospetti del detenuto di origine nordafricana, il quale, nel tentativo di eludere i controlli, aveva occultato un mini telefonino all’interno delle proprie parti intime. L’accuratezza e la prontezza del personale in servizio hanno però permesso di individuare l’anomalia e scoprire quindi il dispositivo, che ora è stato sequestrato per l’effettuazione di ulteriori accertamenti.
Il segnale
Il ritrovamento del telefono cellulare rappresenta un importante segnale nella lotta al traffico illecito di oggetti non consentiti all’interno degli istituti penitenziari, fenomeno purtroppo in costante aumento. La presenza di telefoni cellulari in carcere rappresenta infatti un serio rischio per la sicurezza, potendo consentire contatti non autorizzati con l’esterno e potenzialmente con organizzazioni criminali. Un plauso agli agenti è giunto dal sindacato Osapp che ha voluto sottolineare il grande senso del dovere e la professionalità dimostrati dal personale nonostante le ben note criticità operative che affliggono l’istituto penitenziario ascolano. Il sindacato ha rimarcato il contesto complesso in cui gli operanti sono costretti a lavorare, dovuto alla carenza di risorse e personale, cui sopperiscono con l’abnegazione e la professionalità riuscendo cosi a gestire situazioni delicate e potenzialmente pericolose. Questo ultimo episodio si inserisce in una lunga serie di operazioni di sicurezza che testimoniano, ancora una volta, l’importanza della vigilanza e del lavoro silenzioso ma essenziale della polizia penitenziaria.