Puglia

Incidenti sul lavoro, il 2024 è stato negativo nella provincia di Brindisi: dato in aumento


BRINDISI – Il fenomeno delle “morti bianche” e degli incidenti sui luoghi di lavoro continua a manifestarsi in tutta la sua gravità anche a Brindisi, dove nel 2024 si è registrato l’aumento maggiore a livello regionale, +11,1 per cento. Gli infortuni sono passati quindi da 1.681 a 1.867. Sono i dati snocciolati da Fillea Cgil, in vista del 28 aprile 2025, data in cui si celebra la “Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro”, istituita dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo).

In una nota a firma di Giuseppe Maggiore (del dipartimento Salute e sicurezza sul lavoro della Cgil Brindisi), si legge: “In un Paese, l’Italia, dove il mondo del lavoro è destabilizzato continuamente da riforme sbagliate e da una cultura poco avvezza al rispetto delle regole, soprattutto da parte dell’attuale Governo, che in primis, lancia alla società i messaggi sbagliati, questa ricorrenza assume ancora più rilevanza. Le 1.090 morti sul lavoro del 2024 e le oltre 100 vittime registrate nel 2025, rappresentano un bollettino di guerra davvero allarmante per cui non è ancora stato fatto abbastanza”.

Per la Cgil “è necessario lo sforzo di tutti gli attori istituzionali e sociali, a vari livelli, per contribuire a invertire questo trend preoccupante. ‘La sicurezza sul lavoro è un affare di tutti’, vogliamo essere chiari. Quindi l’applicazione delle norme sui luoghi di lavoro deve partire dal primo responsabile della committenza fino ad arrivare all’ultimo operaio assunto in produzione. Ma è altrettanto doveroso ricordare che le cause da imputare al verificarsi di tanti infortuni, hanno quasi sempre gli stessi indicatori: mancanza di informazione, abbattimento dei costi, ritmi estenuanti e deresponsabilizzazione dei soggetti appaltanti”.

Maggiore e tutta la Cgil associano, dunque, questa piaga sociale a forme di politiche sbagliate: “Le norme esistono, sono sempre esistite, ma continua a mancare un serio investimento sulla lotta all’emersione del lavoro irregolare. Assenza questa figlia di una politica miope verso l’intero mondo del lavoro. A cui si deve aggiungere una serie di riforme sbagliate. Basti pensare al decreto (dl 19/2024) che prevede una patente a crediti che di certo non è uno strumento che attua una selezione all’ingresso delle imprese partendo da una loro reale qualificazione e non rappresenta ciò che serve per migliorare la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro”.

Ecco invece i rimedi, secondo il sindacato: “È invece necessario investire maggiormente su una formazione qualificata obbligatoria in ingresso, anche grazie al contributo degli organismi bilaterali laddove esistono ma soprattutto su un potenziamento degli organi ispettivi che possa garantire maggiori controlli. In Italia non funziona il sistema, a causa di troppi provvedimenti sbagliati: basti pensare al recente stravolgimento del Codice degli Appalti che, con troppa facilità, consente l’aggiudicazione dei lavori anche pubblici importanti, attraverso una liberalizzazione spietata del subappalto fino ad arrivare a delle aggiudicazioni dei lavori al ribasso”.

In questo modo, per la Cgil si genera concorrenza sleale verso le imprese “sane” e un abbattimento dei costi che inevitabilmente penalizza la qualità del lavoro, il rispetto dei contratti nazionali e le norme sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, generando le peggiori ripercussioni sempre sull’anello debole del sistema: il lavoratore. “Uno dei quesiti (il quarto) del referendum dell’8 e 9 giugno prossimi, prevede proprio di rafforzare la responsabilità delle imprese negli appalti, chiedendo di abrogare alcune norme che riducono le tutele dei lavoratori in caso di infortuni sul lavoro, proprio basandosi sulle logiche del ‘risparmio'”, concludono dal sindacato.

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